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“Qualcosa di sinistra in Sicilia”, intervista all’on. Capodicasa

On. Capodicasa, lei ha vissuto in perfetta “sicilitudine”  il recente  passaggio referendario  e quindi chi, se non lei, può darci maggiori ragguagli su questa avvenuta scissione. Superfluo ricordarle che la nostra conversazione avviene in Sicilia  sommersa dalle urla di Pif  e dove arriva sfrangiato come un’eco il sibilante dibattito interno al PD. Allora, in Sicilia continuerà ad esserci qualcosa di sinistra o di sinistro?

“Per stare al gioco di parole proposto da lei, rispondo che vogliamo costruire un movimento politico “di sinistra”  (o di “centrosinistra”) per combattere meglio ciò che “di sinistro” c’é oggi in Sicilia. Di “sinistro” c’é la disoccupazione galoppante, i giovani che emigrano, la povertà che cresce, le imprese che chiudono.

“Per stare al gioco di parole proposto da lei, rispondo che vogliamo costruire un movimento politico “di sinistra”  (o di “centrosinistra”) per combattere meglio ciò che “di sinistro” c’é oggi in Sicilia. Di “sinistro” c’é la disoccupazione galoppante, i giovani che emigrano, la povertà che cresce, le imprese che chiudono. 

A mitigare un poco questi risultati da bollettino di guerra, ci sono i dati del settore turismo e dell’agricoltura che appaiono influenzati da fattori contingenti. Nel turismo si è registrata una stagione favorevole perché i paesi concorrenti del Mediterraneo (innanzitutto Egitto, Tunisia e Turchia) vivono giorni di instabilità politica o di vera e propria guerra, per cui una parte dei flussi turistici nell’area del Mediterraneo, si sono dirottati verso di noi. Mentre nel settore agricolo abbiamo avuto una buona annata nel settore del vino e dell’olio che sono tradizionalmente settori vocati all’export. Tutti gli altri settori sono in crisi nera. Le politiche finora adottate dai governi a guida Pd non sono state in grado di invertire significativamente questa tendenza. Ci saremmo tutti aspettati che ci si preoccupasse di questo disagio sociale, che si discutesse per capire dove si era sbagliato e quali correzioni apportare. Invece Renzi ha preferito ignorare o rimuovere. Invece di discussione e di correzioni in materia di lavoro, di scuola, di pensioni, cerca rivincite e prove muscolari. Non ha lasciato altra scelta che quella di uscire dal Pd e provare a costruire un soggetto politico che interpreti questi bisogni”.

Democratici e progressisti, la sigla del Pd viene invertita in Dp  ma potremo considerarla  come “Partito post democratico” nel senso che reggerà alla credibilità del popolo che lei sa bene è stufo di aspettare?

“Pd” sta per “Partito democratico”. La sigla del nostro Movimento è “Dp”, che sta per “Democratici e progressisti”. Non si tratta di una mera inversione di sigle. Nelle sigle é racchiuso il senso che si vuole dare a questa sfida. Vogliamo raccogliere le forze che si richiamano ad una ispirazione democratica e di sinistra ed al riformismo progressista. Non ci interessa quella specie di indistinto “Partito della nazione” di ispirazione liberista in cui sta trasformando il Pd Matteo  Renzi”. 

Renzi è andato a fare la sua “californikescion”, Orlando ha detto che va a Scampia, lei (o voi) dove andrà in Sicilia?

“L’esperienza di questi ultimi tre anni avrebbe dovuto insegnarci che la politica fatta di gesti simbolici, di annunci e di propaganda non aiuta a sfamare la gente. Quando la gente sta male chiede risultati, ed in ogni caso vuole vedere un impegno effettivo ed una giusta direzione di marcia. Se la direzione di marcia é sbagliata ed i risultati non ci sono, la propaganda non li può sostituire”.

E’ possibile già fin d’ora avere una mappa aggiornata del nuovo DP almeno in Sicilia?

Siamo solo agli inizi; il movimento è nato da pochi giorni e non é stato ancora neanche battezzato. Siamo nella fase della raccolta delle adesioni, della discussione e del confronto. Molti vogliono capire meglio ed altri sono ancora in fase di riflessione. È ancora presto per fare bilanci”.

Grandangolo vive e opera ad Agrigento, doverosamente ha seguito le cronache della sua associazione Demos. Adesso romperete questo tran-tran agrigentino? Le rivolgo la stessa domanda fatta la scorsa settimana  al  segretario de “Il Centro destra”: Agrigento ha bisogno di un “boato”, non le pare?

“Compatibilmente con le nostre forze e le nostre disponibilità abbiamo cercato sempre di animare  il dibattito politico e culturale ad Agrigento. Continueremo a farlo ancora in futuro”.

Veltroni nel dibattito Pd ha detto che “la sinistra non può permettersi di essere una minoranza prescelta”. Una frase che detta da lui arriva con molto ritardo.

“Infatti il nuovo soggetto politico non intende proporsi come un movimento elitario ed esclusivo. Non  ci interessa un soggetto vocato al minoritarismo. Lavoriamo per costruire un soggetto politico aperto,  popolare, inclusivo, riformatore e progressista. Era l’idea che stava all’origine della nascita del Pd, a cui Renzi ha impresso una torsione che lo sta portando verso approdi diversi da quelli contenuti nella sua “Carta dei valori”. 

Adesso sarete nelle migliori condizioni di far luce su un “affaire” (da lei  rivelato) di tanti anni fa quando i Servizi Segreti monitoravano  giornalmente  Pio La Torre e chissà perché una settimana prima della  sua uccisione smisero di monitorarlo? Dovrebbe costituire un bel segnale per il popolo della sinistra.

“Non sono stato io a rivelarlo. È scritto tutto negli atti processuali. Nel corso del processo La Torre, su richiesta delle parti civili, i servizi segreti hanno depositato degli atti che comprovano questa condotta perlomeno strana. Che l’omicidio di Pio La Torre e Rosario Di salvo, anche se eseguito dalla mafia, non sia stato opera solo di “coppole storte” (come diceva Giuseppina Zacco, la moglie di Pio), é un’ipotesi da sempre affacciata dalle parti civili ed é contenuta nella stessa sentenza, anche se al processo non si sono trovati elementi di prova a suffragarla. Il prossimo 30 aprile ricorre il trentacinquesimo anniversario dell’assassinio di Pio e Rosario. Forse bisognerebbe costituire un comitato che, sulla base degli elementi emersi successivamente al processo, ne richieda la riapertura. Alcuni aspetti degli assassini e delle stragi di quegli anni in Sicilia, da Piersanti Mattarella a Pio La Torre, da Chinnici a Dalla Chiesa da Falcone a Borsellino sono ancora avvolti nel mistero e reclamano piena verità e giustizia. Serve alla democrazia del nostro Paese che si faccia piena luce su questa parte della storia d’Italia. Prima o poi la verità dovrà essere pienamente accertata e solo allora si sarà fatta pienamente giustizia”.