Agrigento: “I respinti “ e “ Gli uccelli senza zucchero” esaltano il cabaret (ft)

Magnifiche variazioni sulla tastiera del comico.

Inizia così la stagione teatrale agrigentina che al Posta vecchia è stata siglata dalla performance del trio comico “I respinti” che fin da ora potrebbero cambiare l’appellativo in “laureati” visto la popolarità che hanno raggiunto soprattutto con le loro esibizioni televisive.

Usciti indenni e con una loro precisa identità da quella “Sicilia cabaret”, vera e propria organizzazione a “delinquere la risata” in qualsiasi anfratto si trovi, il trio formato da Rosario Alagna, Dario Terzo e Piero Salerno, ha dispiegato tutti i meccanismi in dote alla comicità pura con una “spalla” (il Gianni Alagna, faccia di bronzo alla Walter Chiari) cui non è mancato il Campanini di turno sdoppiato in Terzo e Salerno.

Un trio che sa affrontare con insostenibile leggerezza i logorii della vita quotidiana. E se ci facessero un pensierino con maggiore faccia di bronzo, potrebbero inanellare furibondi sarcasmi politici o post ideologici, di cui riteniamo ci sia urgente bisogno coi tempi che corrono dove la satira rischia di ammainare le sue bandiere a causa di una deprimente realtà che ha superato la fantasia. Persino del cinema e della letteratura.

Ritrova i suoi ipertrofici sarcasmi Simona Carisi, sulla scena specialista urologa ed esperta conoscitrice di prostate infiammate, deretani malconci e degli uccelli senza zucchero dell’onorevole “Matrasia”. Il suo monologo, già ripetuto l’anno scorso nell’omonimo spettacolo, appare da antologia, visto che la Carisi quest’anno, lo ha ulteriormente affinato e reso più palpabilmente comico con la sua scatenata verve. Che affonda le sue unghie nel politico, rincarando una dose di dolente sarcasmo che non è facile intravedere nei cabaret di oggi.

Un rinnovato inserimento dei testi non dispiacerebbe a nessuno, ma nel mentre la Carisi si lascia ben circondare da attori, spalle e chitarristi che non deludono e reggono al meglio il confronto come Angelita Butera, vispa come una Doris Day, Paolo Di Noto in un ruolo adeguato, Franco Sodano passato  dai “Dioscuri” canori  al ruolo di casalinga inquieta e debordante, Giuseppe Sciortino che pizzica chitarrate e mottetti di spirito.

Alle luci e al suono, Tonino Bruccoleri che è riuscito a salvare lo spettacolo da una impasse tecnica del computer.

Testo e foto-gallery di Diego Romeo