Varato il cartellone teatrale 2016 mentre Agrigento balla sul Titanic

Gaetano Aronica con alcuni protagonisti di Vestire gli ignudi

I protagonisti di Scugnizza anticipano la celebre O sole mio

Così come nessun sindaco di Agrigento si è mai sognato di dare un taglio drastico alla Sagra del mandorlo, costi quel che costi, anche il cartellone teatrale del Pirandello è diventato un punto d’onore.

E’ stato ufficialmente presentato questa sera  nella “stanza della tortura” da 600 posti. Guai a toccarlo sto’ cartellone, a ridimensionarlo a costo di, come l’anno scorso,  di mettere in scena opere trite e ritrite.  Un usato sicuro che conquistava addirittura la metà delle messinscena (cinque su dieci) però oltre ad assicurare la ricerca del consenso, innescava la lustrata ai ceti medi che tra l’altro sognano sempre perdutamente di diventare borghesia illuminata, l’instrumentum regni notificava al  contempo lo status boccheggiante del teatro nazionale. E non solo, come ormai è risaputo.

Gli ultimi grandi attori rimasti preferiscono interpretare se stessi e quanto di più consono alla loro età e alle loro corde non rischiando le sempre pericolose sperimentazioni o le riletture anticipatrici. Beato e fortunato chi sta nel cerchio super magico e lottizzato delle fiction Rai che al confronto della valanga seriale americana, sembrano improntate all’estetica del fotoromanzo, epperò assicurano il pane quotidiano.

La locandina della commedia Classe di ferro in cartellone 2016

Ed è lo stesso direttore artistico Sebastiano Lo Monaco a pedalare sul “cartellone leggero e divertente” che ci riporta sulla scia del primo direttore artistico del Pirandello, Michele Guardì, che non ha mai fatto mistero di attenersi alle critiche della “zia Rita e zia Giuseppina”.

Infatti  le sue trasmissioni in Rai resistono a tutte le tempeste governative e a tutte le invasioni barbariche, e se questo, da un lato, è un buon segno, dall’altro denota come anche su questo versante la famosa crescita, tanto invocata dagli economisti governativi, langue tra paure, immobilismi e i ricatti del bisogno.

Oggi coi tempi che corrono in questa Agrigento “fiore appassito dai petali calpestati”(copyright: card. Montenegro) ci si sarebbe aspettato che  la coscienza politico-amministrativa agrigentina gettasse uno sguardo più onnicomprensivo verso una realtà culturale vivace particolarmente nel settore teatrale.

Lo Monaco a sinistra della foto il sindaco Firetto a destra

La cronaca di questo giornale ha testimoniato di queste attività, in Giunta ci sono assessori come Beniamino Biondi che in prima persona sono stati protagonisti di questo risveglio teatrale e lo stesso Nino Bellomo ci ricorda che in tempi andati si, al Pirandello veniva la Borboni ma anche le compagnie locali accedevano alle tavole del Pirandello e perfino con commedie risicate tanto da attivare la censura dell’allora vescovo Peruzzo che fece modificare il finale di un’opera imponendo al grande Nino “No, lei non può suicidarsi sulla scena per amore”.

Il sindaco Firetto che vediamo spesso ai vernissage nell’ambito del suo cerchio magico, sembra non avere lo sguardo omnicompresivo di “sindaco di tutti e di tutto” e gli danno manforte non solo il direttore artistico Lo Monaco che dal 1992 non si stanca di ripetere il “Pupo io, pupo lei, pupi tutti” del Ciampa Pirandelliano  ma anche il vicepresidente della Fondazione Gaetano Aronica gli riesce difficile dire un “signorno” a chi lo ha designato, forse dimenticando  i patemi e le sofferenze che volle affrontare quando scappò di casa dopo il liceo per amore del teatro.

Sindaco Firetto si intrattiene coi coniugi Gaziano noti antirigassificatori

Suo padre, il mio amico Tito, mi affidò per la pubblicazione su “Proposta” una lettera del figlio, quasi un “Addio monti” manzoniano che testimoniava la “fuga per amore”.

Superfluo ricordare a Gaetano che anche in questa periferia dell’impero c’è gente che lavora tutto il giorno e la sera va a provare le battute e l’impostazione.

Eppure Gaetano Aronica ha fatto una scelta intelligente e rischiosa che, come al solito in fatto di messinscene pirandelliane non è esente da eredità e ha deciso di allestire “Vestire gli ignudi” con attori siciliani.

Rischiosa perché lui sa benissimo cosa hanno combinato con questa commedia Massimo Castri e più recentemente De Fusco nel 2010. Una rilettura, quella  di Castri,  ab imis, attualizzandola tanto da suscitare le ire degli eredi Pirandello, mentre De Fusco mise in rilievo i disastri di quella che oggi chiamiamo “gogna mediatica”.

Va sul velluto Sebastiano Lo Monaco con “Il berretto a sonagli” che in prima mondiale andò in scena ad Agrigento nel 1992 il giorno della strage libanese di via D’Amelio. Allora c’era Paola Borboni, Giustino Durano e lui, Sebastiano, che “sfidava” il grande Turi Ferro con la regia di Mauro Bolognini, le scene stupende, sironiane di Umberto Bertacca e le musiche di Ennio Morricone.

Un momento della serata al Pirandello

Nel corso della presentazione si è appreso di una collaborazione con i teatri di Enna, Caltanissetta e Marsala e  che alcune opere del cartellone avranno una data ancora da destinarsi definitivamente.

Tranne qualche possibile variazione gli spettacoli confermati sono: Qualcuno volò sul nido del cuculo, Il Casellante, Il berretto a sonagli, Vestire gli Ignudi, Il divorzio dei compromessi sposi, Good and evil di Pippo Flora, Un’ora tranquilla con Massimo Ghini, Classe di ferro di Aldo Nicolai, La bisbetica domata con Nancy Brilli, La Scugnizza.

Testo e foto di  Diego Romeo