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Terrorismo: Palermo, disposto carcere per ricercatrice libica

La decisione del Tribunale del Riesame di Palermo che accoglie il ricorso della Procura e dispone il carcere per Khadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica di 45 anni, fermata a dicembre con l’accusa di istigazione a commettere atti di terrorismo, rinvia l’esecuzione del provvedimento a dopo che l’ordinanza diventerà definitiva.

La Sezione – Antonella Consiglio presidente, Gaetano Scaduti e Giuseppina Di Maida giudici – riuniti in camera di consiglio, si legge nel testo del Riesame – “sciogliendo la riserva assunta all’udienza camerale del 21 gennaio, in merito all’appello proposto dal pubblico ministero, avverso l’ordinanza di rigetto del Giudice per le indagini preliminare, del 23 dicembre 2015, della richiesta della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal Pm, accoglie  l’appello proposto dal Pm della Procura di Palermo”, e “applica nei confronto di Khadiga Shabbi, la misura della custodia cautelare in carcere e dispone che sia data esecuzione alla presente ordinanza solo dopo che la stessa sia divenuta definitiva”.

La ricercatrice di Bengasi dell’università di Palermo, dunque, resta libera in vista dell’esito dell’atteso ricorso in Cassazione da parte del legale Stefano Gambino. Nelle settimane scorse i pm Calogero Ferrara e Emanuele Ravaglioli, coordinati dal capo della Procura Francesco Lo Voi, hanno continuato a indagare disponendo, tra le altre cose, una perizia sui pc e i telefonini della donna. Rinvenute, tra l’altro, diverse foto con riferimenti alla Jihad, guerriglieri islamici davanti a corpi ammassati in una fossa comune, il pavimento insanguinato di una stanza e la foto di un bambini kamikaze.