Licata, blitz “Catene spezzate”, il favarese Lupo: “Da noi nessun reato”

“Nessuno si era mai lamentato prima e non era una struttura lager. L’attività andava avantgi da anni e non si può dar credito alle parole di una persona gravi disturbi mentali che aveva rivelato ad altri ospti di volore far chiudere la struttura per rabbia verso i familiari”.  Questa la difesa di Salvatore Lupo, amministratore unico della cooperativa ‘Suami onlus’, uno degli indagati coinvolti nella vicenda della ‘casa degli orrori’ di Licata (Agrigento) in realtà una comunità per minori con disabilità psichiche, dove emersi maltrattamenti di ogni tipo.

Lupo, 40 anni, è indagato per maltrattamenti ed è stato raggiunto da un provvedimento di interdizione. L’ordinanza cautelare è stata firmata dal gip Alessandra Vella su richiesta del procuratore Renato Di Natale.

L’inchiesta è iniziata grazie alla segnalazione degli insegnanti della scuola che frequentavano il centro: i docenti hanno registrato i racconti e fotografato le ferite sui corpi dei minori.

Il difensore di Lupo, l’avvocato Domenico Russello, ha negato ogni accusa relativa ad ogni tipo di maltrattamento, quantomeno riconducibile al suo assistito.

Gli indagati sono Salvatore Lupo, 40 anni di Favara; Caterina Federico, 33 anni di Licata; Angelo Federico, 30 anni di Licata; Domenico Savio Federico, 25 anni di Licata; Giovanni Cammilleri, 26 anni di Licata; Salvatore Gibaldi, 39 anni, nato a Gela ma residente a Licata, Angela Ferranti, 49 anni di Licata; Maria Cappello, 46 anni di Licata.