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Mafia: Capaci, Lari “indagini proseguono anche su mani esterne”

“Siamo convinti della fondatezza della nostra ricostruzione. Sin da subito abbiamo ottenuto le misure di custodia cautelare del Gip con l’accoglimento delle richieste di rinvio a giudizio. Il quadro accusatorio continua a reggere, confermato da numerose sentenze”. A dirlo all’AGI e’ il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, il giorno dopo la sentenza al processo ‘Capaci bis’ sulla strage del 23 maggio 1992, con la condanna all’ergastolo di quattro dei cinque imputati e la previsione di un terzo processo con particolare attenzione al ruolo di Matteo Messina Denaro. Ma si continua a esplorare anche l’ipotesi di una ‘mano’ esterna a Cosa nostra, esclusa dall’accusa nel secondo processo sull’eccidio e al momento, sottolinea Lari, “solo un’ipotesi priva di fondamento nata dall’impulso proveniente dalla Procura nazionale. Eravamo in presenza solo di indizi che abbiamo esplorato fino in fondo, ma che continueremo a esplorare”, con l’avvertenza che “teorema o sensazioni non possono entrare in un’aula del Palazzo di giustizia”.

“Le indagini – conferma Lari – continuano su altri binari. Ci sono altri tasselli che vanno reperiti per completare il quadro che va affinato ed implementato. Con il nuovo filone di indagini che abbiamo aperto e che ci ha portati a celebrare il secondo processo per la strage di Capaci, abbiamo individuato un mandante che era sfuggito nelle precedenti ricostruzioni giudiziarie e mi riferisco a Salvuccio Madonia, ma soprattutto abbiamo ricostruito tutta la fase legata al reperimento, da parte di Cosa nostra, dell’esplosivo. Tritolo utilizzato anche nelle altre stragi del ’93 e che avrebbe consentito a Riina, con tutto l’esplosivo di cui disponeva, di fare la guerra allo Stato, come riferi’ Giovanni Brusca riportando una frase del capomafia corleonese. L’individuazione della nuova “catena del tritolo” e’ stata oggetto di indagini anche da parte della Procura di Firenze. Tutto cio’ ci ha consentito – ha sottolineato ancora all’Agi – di fare un ulteriore passo in avanti sulla ricostruzione delle fasi progettuali ed esecutivi della strage di Capaci. Sono stati necessari 24 anni, per aggiungere un altro tassello, perche’ Cosa nostra – ha spiegato Lari – ha agito per compartimenti stagni. Nessuno dei primi collaboratori di giustizia, faceva parte del mandamento di Brancaccio. Nel 2008 arrivarono pero’ le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, poi il pentimento di Fabio Tranchina e per ultimo quello di Cosimo D’Amato. Alle loro rivelazioni si sono aggiunti riscontri formidabili. Da li’ nasce la scintilla”. Ma adesso si guarda con attenzione al “Capaci ter” e al ruolo ricoperto da Matteo Messina Denaro, gia’ condannato all’ergastolo per le bombe del ’93 in Continente, e nei confronti del quale la Procura nissena ha spiccato ordine di cattura per le stragi Falcone e Borsellino; nonche’ alle dichiarazioni di Cosimo D’Amato, il pescatore di Porticello che reperi’ parte del tritolo utilizzato per Capaci.