Lui è un impenitente scapolo d’oro che ha scialacquato il patrimonio ereditato.
Gli è rimasta solo la cameriera Nunziatina prodiga di consigli e di affettuose complicità che insieme a Floriana, segretamente innamorata di lui, gli combinano un matrimonio d’interesse.
Il nostro eroe, Orazio Pignatelli, oltre ad essere uno scapolone è anche un “vanaglorioso antifemminista” all’Alberto Sordi (Ricordate la celebre battuta: “Ecchè, me devo sposà e portare in casa una estranea?”.
La bancarotta però lo costringe prima a chiedere un prestito a un mafioso usuraio non senza passare per le forche caudine di un avvocato imbroglione per poi meditare il matrimonio con una ricca ereditiera e la progettata ammazzatina per risanare il bilancio familiare.
Ma non ce ne sarà bisogno perché l’uxoricidio sfuma travolto dal solito “quid” dell’attrazione fatale che scatta a sorpresa nel finale e suggerisce il fondato presentimento del “tutti vissero felici e contenti”.
Tratta dall’omonima commedia di Jack Richtie, tradotta in film nel 1971 con quel gran mattacchione di Walter Matthau, in Italia è andata in scena per alcuni anni con il “trattamento” di Mario Scaletta, poliedrico attore, regista, sceneggiatore che ne ha fatto una spassosa tragicommedia da salotto. Andata in scena anni fa con Gianfranco D’Angelo e Laura Lattuada, la commedia di Richtie sta conoscendo un grande successo per merito di Gianfranco Iannuzzo che sfodera il suo consueto estro metamorfico e di Debora Caprioglio che ha da poco iniziato una sua nuova stagione teatrale dopo i fasti cinematografici di Paprika e del Paganini di Klaus Kinski.
Riandando alla memoria del film, il raffronto ci sembra perfettamente inutile.
Non solo perché Matthau e Iannuzzo sono due pianeti diversi, ma ci si metta pure la leggerezza di tocco della regista del film, Elaine May che interpretò pure la svampita entomologa Enrichetta, mentre qui la mano registica di Patrick Rossi Gastaldi acconsente ai limiti farseschi suggeriti dal “traitment” di Mario Scaletta attinti all’italico bagaglio comico per giungere fino a Charlot. Gianfranco Iannuzzo esegue alla grande le indicazioni attorniato in maniera molto adeguata da un gruppo di attori: Debora Caprioglio (Albertina), Antonella Piccolo (Nunziatina), Claudia Bazzano (Floriana), Cosimo Coltraro (il mafioso), Antonio Fulfaro (l’avvocato liquidatore). Salvo Malgiagli firma una scenografia azzeccata nelle sue soluzioni digitali mentre le antiche note del chapliniano “Luci della ribalta” avvolgono la pièce di un malinconico rimpianto.
Le foto sono di Diego Romeo.