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Il coraggio di aver denunciato. Ad Agrigento le storie di due uomini Cutrò e Ventura (ft e video)

Nell’ambito della rassegna “Autori in Girgenti Estate 2018” organizzata da Alessandro Accurso Tagano, coordinatore Sil Sicilia e dalla libreria “Il mercante di libri” di Agrigento,  in Piazzetta Purgatorio si è parlato della lotta alla criminalità organizzata con due uomini che hanno guardato bene in faccia la mafia e hanno saputo dire “no” avendo il  coraggio  di denunciare.

Da un lato, Ignazio Cutrò, testimone di giustizia, imprenditore di Bivona che con le sue denunce ha fatto condannare i boss e i gregari della cosca del suo paese, e dall’altro lato Daniele Ventura, il barista  che ha detto addio alla sua attività dopo le pressioni e i regali richiesti dagli strozzini del quartiere Borgo Vecchio a Palermo.

Ignazio Cutrò e Daniele Ventura
Ignazio Cutrò
Alan Scifo presenta Vincenzo De Marco
Vincenzo De Marco
Saluti finali
Ignazio Cutrò e Daniele Ventura

Più che  presentare i libri, Cutrò con “Abbiamo vinto Noi”, e Ventura con “Cosa nostra non è cosa mia”, entrambi hanno voluto raccontare la loro storia oggi, quello che stanno vivendo oggi tra paura e notti insonne.

Lo stesso Cutrò durante il suo intervento, ha ben sottolineato: “Io non ho mai avuto paura della mafia. Oggi quello che mi fa paura sono queste sedie vuote, è vedere come ancora questa provincia non ha ancora sete di legalità. Non basta andare alle commemorazioni, perchè le nostre strade non sono grigie, ma sono rosse del sangue di tanti innocenti. Io continuo a rimanere nella mia terra, potete dirmi che sono pazzo a farlo, invece no, io scegliere ancora mille volte di fare tutto quello che ho fatto, perchè ho una dignità e ho coraggio. L’antimafia va fatta tutti i giorni, e se le istituzioni dimenticano, la mafia no”.

Parole forti quelle di Cutrò, ma che hanno visto all’inizio vedere sedie vuote davanti ad argomenti di un certo spessore, ma che in un secondo momento le sue parole hanno suscitato interesse per i passanti che erano li per caso e hanno deciso di riempirle quelle sedie vuote, affinchè davvero l’aiuto del cittadino possa dare un filo di speranza a chi ha avuto il coraggio di denunciare.

“Ho realizzato il sogno di aprire un bar e dopo tre giorni sono venuti tre uomini a chiedermi il pizzo. Ho pagato perché hanno minacciato di combinare un casino nella zona. Poi però ho denunciato tutto alla direzione distrettuale antimafia”, ha raccontato Daniele Ventura che ha continuato: “I clienti mi dicevano che da uno che aveva denunciato  non ci si poteva  andare, tanto che alla fine sono stato  costretto a chiudere definitivamente il locale”.  Daniele Ventura, dopo la chiusura del locale, ha dovuto fare i conti con una cartella esattoriale da parte della Consap, di quasi cinquemila euro e con un risarcimento, concesso ma poi revocato a causa di una documentazione giudicata incompleta dall’ente, che di conseguenza negava all’imprenditore il riconoscimento della somma. Dopo la revoca della cartella esattoriale, gli  hanno concesso il rimborso che avevo richiesto sei anni fa, 18mila e 700 euro

Tra le prime file anche Vincenzo De Marco con sua moglie e uno dei suoi figli, anche lui imprenditore nel campo delle onoranze funebri, nel 2012 denunciò i suoi estorsori perché gli chiedevano la metà dell’«incasso» per ogni servizio svolto. Si ribellò e venne minacciato.

Alan Scifo presenta Vincenzo De Marco