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Il pm Di Matteo: “Se dovessero uccidermi chiaro il ruolo di Riina”

“Se dovesse accadermi qualcosa i giudici che si occuperebbero di quell’omicidio, avrebbero gia’ la prova di un coinvolgimento di Riina”. Lo ha detto il magistrato palermitano Nino Di Matteo, ospite di “Storie Vere”, su Rai Uno. “Tante volte nei processi per le stragi di Capaci, di via d’Amelio e quella in cui mori’ il giudice Chinnici – ha aggiunto – mi sono trovato a cercare, da pubblico ministero, la prova di un mandato omicidario di Riina. Riguardo alle conversazioni intercettate in carcere nel 2013 tutti parlano di minacce. In realta’ non sono minacce, perche’ Toto’ Riina non aveva nessun sospetto di essere intercettato in quel luogo. Sono delle esternazioni di una volonta’ ed e’ la volonta’ di uno stragista efferato, di una sua volonta’ di condanna a morte”. E, ancora: “Io non consiglierei ai miei figli di fare il magistrato, ma poi se lo facessero ne sarei felice perche’ tutto sommato e’ un mestiere cosi esaltante come lo e’ qualunque mestiere quando e’ finalizzato a cercare la verita’ dei fatti. Questo Paese ha un disperato bisogno di verita’”. “Una volta – ha raccontato Di Matteo – ho visto mio figlio partecipare a un corteo studentesco per manifestarmi solidarieta’, non mi aveva detto nulla. Ho capito che anche loro condividono le idee del padre e cio’ mi ha reso non dico felice, ma sollevato rispetto a un senso di colpa che comunque c’e'”.