Inchiesta su Riscossione Sicilia, Pm convoca Fiumefreddo; Crocetta: “Salvare l’ente”

La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sul caso Riscossione Sicilia, la società che incassa le tasse per conto della Regione, e il 14 gennaio sentirà il suo presidente, Antonio Fiumefreddo. Lo ha reso noto lo stesso Fiumefreddo in un’intervista al sito Sudpress. “Ho chiesto di essere sentito – ha dichiarato – e devo dire che con estrema tempestività la Procura mi ha chiamato e quindi sarò sentito nei prossimi giorni. La Procura è sempre stata un nostro punto di riferimento, vi abbiamo sempre trovato ascolto e attenzione per la verifica delle denunce che abbiamo fatto”.

Riscossione Sicilia ha avviato un piano di recupero crediti anche tra i deputati all’Ars. E tra le persone che devono soldi alla società c’è anche il suo stesso presidente: “E’ vero – conferma Fiumefreddo – ho un debito di circa 20 mila euro che sto regolarmente rateizzando, in parte con una richiesta fatta prima del mio insediamento alla guida della società e in parte con una richiesta fatta dopo perchè non avevo ricevuto ancora la notifica degli atti. Sono multe e qualche ritardo nei versamenti alla Cassa forense”.

La conferma arriva dallo stesso presidente Crocetta: “Ho il mio debito col fisco e lo sto pagando a rate. Non rientro dunque nella categoria degli evasori. Sto facendo il mio dovere, anche se mi contestano cifre che secondo me non sono dovute, ma intanto pago e poi vedrò come ricorrere. Quel che è importante, però, è salvare Riscossione Sicilia. Le polemiche non possono determinarne la morte o ne pagheremo le conseguenze a caro prezzo”.

“Io non so cosa Fiumefreddo dirà ai magistrati – aggiunge Crocetta – ma dobbiamo trovare una soluzione. Le polemiche tra il presidente di Riscossione e il Parlamento non possono determinare la chiusura di Riscossione, sarebbe un errore fatale. Si torni a ragionare”.

Fiumefreddo ha accusato settori della politica e della deputazione regionale di pressioni per fermare il risanamento dell’azienda che oggi appare a un passo dal fallimento, e persino le azioni di pignoramento che riguarderebbe alcuni deputati. Sarebbero una sessantina i deputati morosi e 19 quelli pignorati. Sul caso ha reagito anche l’Ars che sta valutando le azioni giudiziarie contro le parole di Fiumefreddo che ha parlato di “atto di pirateria” e mascalzoni” dopo la bocciatura della norma finanziaria per la ricapitalizzazione della società.