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Lampedusa, proteste e polemiche, il sindaco: “Qualcosa non va…”

Proteste e polemiche a Lampedusa. E la delusione del sindaco Giusi Nicolini. “Niente da fare, il governo non intende cambiare almeno per ora le regole degli hotspot e dunque prima della richiesta di asilo politico per ottenere lo status di rifugiato resta in vigore l’obbligo delle impronte digitali”, riferisce il primo cittadino dopo i colloqui di oggi con i vertici del dipartimento Immigrazione del ministero dell’Interno e con la prefettura di Agrigento. Confronti che seguono la protesta di un nutrito gruppo di eritrei che, contro l’obbligo delle impronte digitali, ha scelto di lasciare il centro di accoglienza e di accamparsi nel cuore di Lampedusa e davanti alla chiesa. Protesta al momento rientrata.

“Se delle 150 mila persone sin qui arrivate sono state ricollocate solo 190 persone – ha detto Giusi Nicolini – e’ del tutto evidente che c’e’ qualcosa che non va, ma il governo non intende renderne conto. L’hotspot doveva essere sperimentale e sperimentale vuole dire che si vede come va e che se ci sono problemi si trovano soluzioni. Non mi pare che stia accadendo questo”. Nicolini ha ricordato come gli eritrei presenti a Lampedusa, come altri, abbiano lamentato che la domanda loro sottoposta e’ incomprensibile perche’ scritta non nella loro lingua e che comunque non intendono farsi prendere le impronte digitali se prima non conosceranno il proprio destino