Licata, “A testa alta”: “I comuni agrigentini pubblichino l’elenco dei beni confiscati”

L’associazione “A testa alta” sceglie proprio il ventennale dell’entrata in vigore della legge per l’uso sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata, in questa giornata di visite guidate, incontri e iniziative varie promosse in tutta Italia, per rendere noti i risultati del suo ultimo studio sui beni confiscati alla mafia e trasferiti ai Comuni della provincia di Agrigento: su 27 Comuni che risultano assegnatari di beni confiscati, soltanto 3 hanno reso pubblico l’elenco previsto dall’art. 48 del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D. Lgs. n. 159/2011).

La norma stabilisce che «Gli enti territoriali provvedono a formare un apposito elenco dei beni confiscati ad essi trasferiti, che viene periodicamente aggiornato» e che tale elenco «reso pubblico con adeguate forme e in modo permanente, deve contenere i dati concernenti la consistenza, la destinazione e l’utilizzazione dei beni nonché, in caso di assegnazione a terzi, i dati identificativi del concessionario e gli estremi, l’oggetto e la durata dell’atto di concessione».

Lo scopo è chiaro: le associazioni che intendono utilizzare una struttura confiscata per svolgere le proprie attività devono conoscere in anticipo il numero dei beni confiscati, la loro consistenza e collocazione sul territorio. E se ci sono beni che il Comune ha assegnato ad associazioni, occorre pubblicare i dati identificativi del concessionario, gli estremi del provvedimento, indicando anche l’oggetto e la durata della concessione. Insomma, una norma, quella prevista dal Codice Antimafia, che serve non soltanto a prevenire favoritismi nelle assegnazioni e fenomeni corruttivi, ma anche ad agevolare la partecipazione dei cittadini.

Ecco i Comuni che non hanno pubblicato, nel loro sito internet (né nella sezione “amministrazione trasparente” né in altre subsezioni), l’elenco dei beni confiscati: Agrigento, Aragona, Camastra, Cammarata, Campobello di Licata, Canicattì, Cattolica Eraclea, Cianciana, Favara, Grotte, Ioppolo Giancaxio, Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Racalmuto, Raffadali, Ravanusa, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, Santo Stefano di Quisquina, Sciacca e Siculiana. I Comuni di Ribera e quello di Licata hanno pubblicato l’elenco, senza alcuna indicazione circa l’assegnazione o meno a terzi, i dati identificativi del concessionario, gli estremi, l’oggetto e la durata dell’atto di concessione. A pubblicare l’elenco dei beni confiscati trasferitigli con tutte le indicazioni prescritte da Codice Antimafia è il Comune di Casteltermini.

I risultati illustrati da A testa alta nel corso di un dibattito organizzato dalla Cooperativa Sociale Rosario Livatino, Libera Terra – che ha visto la partecipazione del sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Salvatore Vella, di Don Giuseppe Livatino, postulatore causa di canonizzazione Rosario Livatino, e di diversi referenti dei presidi di Libera e rappresentanti di associazioni locali – fotografano una situazione preoccupante e appaiono significativi della scarsissima attenzione prestata dagli amministratori locali agrigentini alla tematica dell’utilizzo dei beni confiscati.

Per A testa alta, «La mancata trasparenza di queste informazioni – che dovrebbero essere facilmente accessibili per tutti i cittadini – ha delle conseguenze sotto il profilo della responsabilità erariale, specie ove si consideri che la stragrande maggioranza dei beni trasferiti ai Comuni agrigentini da molti anni resta inutilizzata». Le norme prevedono «un’articolata sequenza procedimentale che non lascia margini di manovra alle amministrazioni e ai dirigenti comunali», aggiunge l’associazione, ricordando che «la Magistratura Contabile ha iniziato a condannare Sindaci e Assessori che non utilizzano i beni confiscati trasferiti ai loro Comuni, perché vi è un danno all’Erario che deve essere risarcito agli Enti che rappresentano».

All’inizio dello scorso anno, A testa alta realizzò un dossier sullo stato dei beni assegnati al Comune di Licata. Diverse le anomalie riscontrate dall’associazione sulle quali vi sarebbero indagini in corso.