Licata, blitz “Catene spezzate”: tutti gli indagati; ricoverati mangiavano i propri escrementi

Emergono i dettagli dell’operazione “Catene spezzate” e che vede indagate 8 persone e al centro dell’inchiesta la cooperativa sociale Onlus Suami, dove secondo le accuse, i malati erano maltrattati, puniti, nutriti con alimenti scaduti e in alcuni casi legati con delle catene.

Gli indagati sono Salvatore Lupo, 40 anni di Favara; Caterina Federico, 33 anni di Licata; Angelo Federico, 30 anni di Licata; Domenico Savio Federico, 25 anni di Licata; Giovanni Cammilleri, 26 anni di Licata; Salvatore Gibaldi, 39 anni, nato a Gela ma residente a Licata, Angela Ferranti, 49 anni di Licata; Maria Cappello, 46 anni di Licata.

LE ACCUSE A CARICO DEGLI INDAGATI

Caterina Federico, Angelo Federico, Domenico Savio Federico, Giovanni Cammilleri, Salvatore Gibaldi, Angela Ferranti, Maria Cappello: in concorso tra loro, Caterina Federico, quale assistente sociale responsabile di fatto della gestione della sede di Licata della “Suami Onlus”, e gli altri quali operatori in servizio presso la medesima struttura, con numerose e reiterate condotte sottoponevano alcuni minorenni e/o inabili psichici affidati per ragioni di cura, vigilanza, assistenza e sostegno psicologico alla comunità, a maltrattamenti di natura fisica e psicologica tali da cagionare in loro gravi sofferenze ed umiliazioni. “Senza alcuno scrupolo per la condizione di fragilità psico-fisica dei minori con deficit mentali e degli altri ospiti disabili, ricorrevano sistematicamente all’inflizione di punizioni come il digiuno, il divieto di contatti telefonici con i familiari, la reclusione all’interno delle stanze da letto; sottoponevano quotidianamente un ospite a gravose limitazioni della propria libertà personale tenendolo il giorno e la notte legato con catene in ferro alla struttura metallica del proprio letto; mantenevano precarie condizioni igienico sanitarie all’interno della struttura utilizzando acque contaminate da batteri coliformi; distribuivano per il consumo alimenti in cattivo stato di conservazione e scaduti“. Fatti commessi a Licata (AG), tra dicembre 2014 e febbraio 2015.

Salvatore Lupo, amministratore unico della “Suami Società Cooperativa sociale – onlus” è accusato di non aver impedito agli operatori di sottoporre alcuni ospiti ai maltrattamenti di natura fisica e psicologica; e di tenere legato mediante una catena in ferro assicurata con lucchetto alla struttura metallica del proprio letto un altro ospite.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, e dal sostituto Alessandro Macaluso, è iniziata grazie alla segnalazione degli insegnanti della scuola che frequentavano i  disabili. Sono state le professoresse ad accorgersi del malumore dei ragazzi. Poi l’elemento che ha convinto la preside a chiamare i carabinieri: il disegno di uno di quei ragazzi in cui veniva raccontata una storia fatta di streghe, bambini picchiati, gente legata con le catene e terribili violenze.

Le insegnanti hanno così registrato con un telefonino i racconti degli alunni, hanno fotografato le ferite sui loro polsi e hanno passato tutto il materiale ai militari dell’arma della compagnia di Licata, diretta dal capitano Marco Currao. Le indagini, condotte con intercettazioni telefoniche e interrogatori, hanno così svelato il terrore che copriva quel centro per minori. Bambini incappucciati e legati alle sedie dopo essere stati scoperti a mangiare una merendina fuori dall’orario consentito, altri legati con catene e lucchetti ai letti per non aver finito il pranzo, altri costretti a mangiare i propri escrementi. Fatti che gli indagati hanno più volte provato a nascondere quando hanno capito che le insegnanti avevano raccontato tutto ai carabinieri.