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Mafia, blitz contro Cosa nostra: “Vittime del “pizzo” hanno denunciato estortori”

“E’ molto importante il contributo che abbiamo avuto in questa indagine dagli imprenditori vittime del racket del pizzo, che hanno denunciato le estorsioni. L’ultima denuncia è proprio di pochi giorni fa”. Lo ha detto all’Adnkronos il colonnello Stefano Russo, Comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, che ha condotto l’operazione antimafia che all’alba di oggi ha portato in carcere cinque persone, tra cui un imprenditore antiracket, Vincenzo Artale. “Si tratta di imprenditori che lavoravano nel pubblico ma anche nel privato che, vessati da Cosa nostra, hanno deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria – spiega ancora il colonnello Russo – Sono stati contributi rilevanti ai fini dell’inchiesta”. Sono diversi i casi di estorsioni scoperti dagli investigatori nel trapanese. “Abbiamo rilevato la classica messa a posto – dice il Comandante Russo – e oltre all’imposizione del pizzo anche l’imposizione delle ditte per la fornitura di calcestruzzo”. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, dal Procuratore aggiunto Maria Teresa Principato e dai pm Carlo Marzella e Francesco Grassi, è partita dopo una serie di attentati in cantieri edili che si sono registrati nel trapanese. “E’ stato colpito il capofamiglia del mandamento di Castellammare del Golfo – dice il colonnello Russo – Ma è stata colpita tutta la Cosa nostra trapanese, in una delle sue articolazioni storiche più importanti della Sicilia. Ricordiamo che Cosa nostra trapanese è saldamente nelle mani del boss latitante Matteo Messina Denaro. Ogni operazione come quella di oggi indebolisce la figura del boss latitante”. In carcere sono finiti, oltre all’imprenditore Vincenzo Artale, anche il presunto capofamiglia di Castellammare Mariano Saracino, arrestato nel 2000 perché ritenuto vicino a Cosa nostra, ma anche Vito Turriciano, Vito Badalucco e Martino Badalucco, questi ultimi padre e figlio.