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Mafia, boss prima condannato “a morte” e poi risparmiato: mai fatto estorsioni

Nega di aver “commissionato” ai suoi i taglieggiamenti ai commercianti e agli imprenditori palermitani, sostiene di non sapere nulla del fatto che alcuni boss avevano deciso di ucciderlo. Ammette solo che, dopo la scarcerazione, di lui si diceva che era stato liberato un “cornuto e sbirro”. Non si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere, ma nessun contributo ha dato alle indagini Giovanni Niosi, arrestato martedi’ dai carabinieri in un’operazione antimafia che ha smantellato le cosche di San Lorenzo e Resuttana. Niosi e’ stato sentito dal giudice per le indagini preliminari Fabrizio La Cascia alla presenza del pubblico ministero Roberto Tartaglia.

Una mezza ammissione, pero’, il boss, condannato a morte e poi “risparmiato” per intercessione dei capimafia di Porta Nuova, l’ ha fatta: avere incontrato altri uomini d’onore nella sua officina. Si sarebbe trattato pero’ – ha detto – di saluti tra amici. Il boss, pompiere con la passione per il cinema – ha fatto la comparsa in una trasmissione sulla mafia di Lucarelli – e’ accusato di aver retto il mandamento di Resuttana. Sponsorizzato dalla moglie del boss Salvino Madonia, Mariangela Di Trapani, sarebbe stato destituito perche’ non sapeva gestire le casse del clan e per aver scelto, violando le “regole mafiose”, di patteggiare una vecchia condanna, motivo per cui, peraltro, alcuni boss avrebbero voluto ammazzarlo.