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Mafia: dal ‘cliente’ all’inginocchiato, imprenditori sotto accusa

C’e’ l’imprenditore colluso, il ‘cliente’, lo ‘strumentale’. Il ‘subordinato’. E c’e’ quello inginocchiato. Il controllo de territorio della mafia e’ esercitato in forme estremamente pressanti e capillari, perfino umilianti, secondo quanto emerso dalla vasta operazione che ieri ha portato all’arresto di 62 persone, rivelando la scarsa propensione alla denuncia, soprattutto a Palermo che appare indietro anche rispetto alla sua provincia. Nell’abitazione dell’anziano e potente padrino di Villagrazia, Mario Marchese, si e’ assistito a un incessante via vai di imprenditori subordinati a Cosa nostra, pressoche’ prostrati, al fine di regolarizzare il rapporto con l’organizzazione mafiosa; alcuni di questi imprenditori arrivano addirittura a mettersi in ginocchio in segno di rispetto nei confronti di Marchese, dal quale ricevevano indicazioni sull’impresa da incaricare per la realizzazione di un importante progetto edilizio. Questo potente controllo del territorio ha fruttato ingenti profitti all’organizzazione. Di una vasta lottizzazione – in base a una intercettazione – era andato per esempio a parlare con Marchese un ex consigliere comunale di Monreale: “Vuoi che mi metto in ginocchio, in memoria di mio padre mi metto in ginocchio! Perche’ ti ho sempre stimato e noi ci siamo voluti sempre bene!”. “Noi ci siamo sempre rispettati”, era stata la risposta.