Mafia, operazione “Vicerè”, ‘cassa’ in mano a 3 donne. Imprese non denunciano

Le indagini dei carabinieri e della Dda di Catania che hanno consentito di smantellare il clan Laudani, con 109 arresti, hanno accertato il ruolo centrale ricoperto da tre donne in seno all’organizzazione, tratte in arresto nell’ambito dell’operazione “Vicere'”, dimostratesi in grado di dirigere le attivita’ criminali della cosca secondo le direttive impartite dai vertici e occupandosi anche della gestione della “cassa comune” e del sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti.

Nell’ambito dell’operazione dei carabinieri e della Dda di Catania, con l’esecuzione di 109 arresti che hanno decimatoil clan Luadani, gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate, viene spiegato, “in modo capillare e soffocante” ai danni di imprese ed attivita’ commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento dell’economia locale con attentati alle attivita’ produttive ed aggressioni agli imprenditori. Ma nessun decisivo contributo alle indagini, viene sottolineato, e’ emerso dalle dichiarazioni delle vittime che, a riprova del profondo stato di assoggettamento, o hanno negato di essere sottoposte al pagamento del “pizzo” o si sono limitate ad ammettere il solo fatto storico dell’estorsione, non fornendo alcun elemento utile per l’identificazione dei responsabili.