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Omicidio Teresa e Trifone, Ruotolo: “Inviato messaggi all’agrigentina, doveva sapere dei tradimenti”

“Si quei messaggi li ho scritti io, d’accordo con i coinquilini Daniele Renna e Sergio Romano”. Giosue’ Ruotolo lo ha ammesso oggi in udienza davanti alla Corte d’Assise di Udine. Incalzato dalle domande del Pm Pier Umberto Vallerin, Ruotolo ha ammesso di aver creato in Facebook un profilo anonimo da cui ha inviato alcuni messaggi a Teresa Costanza allo scopo, ha spiegato, “di farle sapere che Trifone la tradiva con altre donne”.

Il profilo “Anonimo anonimo” su Facebook che aveva l’obiettivo secondo Ruotolo di far sapere a Teresa che il fidanzato la tradiva, era nato “come uno scherzo”, e l’imputato ha detto che, d’intesa con i commilitoni e coinquilini Renna e Romano, aveva deciso di fingersi un’antica fiamma di Trifone, Annalisa Martino, che a suo dire Ragone avrebbe frequentato anche dopo il fidanzamento con Teresa Costanza. Dal profilo sono stati inviati, attraverso l’applicazione Messenger, messaggi anche offensivi all’indirizzo della giovane donna, contenenti epiteti molto forti, ha rilevato la pubblica accusa. Tutto per rientrare in modo credibile nella “parte” femminile scelta per il profilo, ha continuato a sostenere Ruotolo, e anche condito con molte informazioni “buttate li’ a caso”, mentre l’accusa pensa che questi passaggi rivelino, al contrario, la conoscenza dettagliata di circostanze e fatti personali interne alla relazione Teresa-Trifone. Sebbene il pm gli abbia fatto notare la pesantezza di certe frasi, decisamente sproporzionate, “se l’intento era solo quello di informare Teresa” e non quello di seminare zizzania nella coppia fino a provocarne la rottura, Ruotolo ha poi detto che, leggendo i messaggi di Trifone, il quale rispose ad Anonimo con il cellulare di Teresa dicendo che questa “intrusione” li faceva sentire piu’ uniti di prima, “abbiamo pensato, ecco li stiamo aiutando a rinsaldare il rapporto”. Il pm ha cercato di scavare nel rapporto tra Ruotolo e Ragone, scandagliando i messaggi Whatsapp tra l’imputato e i commilitoni (molti dei quali contenenti espressioni ed epiteti poco ‘amichevoli’ nei confronti di Trifone), chiedendo all’imputato di spiegare il perche’ di questo “scherzo”: “Volevamo fare a Trifone un dispetto per quello che ci aveva fatto passare durante la convivenza in appartamento”, ha risposto Ruotolo, parlando di “ritardi nei pagamenti” delle spese condivise, via vai di “donne che si portava in casa”, e discussioni riguardanti “la divisione della spesa per la tivu'” e “il rimborso della caparra” per l’appartamento, pretesa da Ragone “quando ando’ ad abitare con la sua fidanzata Teresa”. La tesi della difesa, che sara’ esposta nel corso dell’udienza ancora in corso in Corte di Assise, e’ che Ruotolo non si poteva trovare sul luogo del delitto.