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Operazione “Capolinea”, taglieggiava un imprenditore, arrestato

Enna, Catania, Seguito Operazione  «Capolinea» : arrestato nuovamente dalla Polizia di Stato – in conseguenza dell’esito della procedura dinanzi al Tribunale del Riesame – un soggetto facente parte del gruppo criminale  di stampo mafioso che taglieggiava un imprenditore ennese che effettuava lavori di posa della fibra ottica nelle province di Catania e Siracusa ed in alcuni quartieri della città di Catania.

 

La Polizia di Stato, nel pomeriggio del 14.08.2018 – nel proseguimento dell’articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla D.D.A di Caltanissetta – ha eseguito l’arresto, in esecuzione in esecuzione all’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione riesame – a carico di:

  1. Antonio Salvatore Medda, nato ad Enna classe 1964, residente a Catania;

     

INDAGATO

 

 

  • Unitamente ad altri:

 

In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con minacce dirette all’imprenditore -amministratore unico della ditta che effettuava i lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Catania e Santa Maria di Licodia, costringevano l’imprenditore a corrispondere mensilmente  la somma di 600,00 euro assicurandosi cosi un ingiusto profitto con un danno dell’imprenditore.

Accertato in Enna e Catania dal mese di Giugno fino a Dicembre del 2017.

 

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Le Indagini

 

Il predetto era stato già arrestato in data 08.03.2018, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito della ben nota operazione “Capolinea”, attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Caltanissetta che ha permesso di far luce sulla esistenza di collegamenti tra la formazione criminale “Cosa Nostra” della famiglia di Enna e le organizzazioni mafiose riconducibili ai clan “Cappello-Bonaccorsi” e “Santapaola-Ercolano” attive  nel catanese e nei paesi etnei.

 

Specificatamente, le indagini venivano avviate, monitorando un “uomo d’onore” ennese in contatto con un imprenditore ennese, Amministratore Unico di una ditta, assegnataria di lavori in subappalto, per lo scavo e la messa in opera della fibra ottica, tra l’altro in alcuni vasti quartieri di Catania ed in Santa Maria di Licodia, ed altri centri della Sicilia Sud Orientale. In particolare, l’“uomo d’onore” collaborava nell’attività lavorativa dell’imprenditore, che fra l’altro, si rivolgeva all’uomo d’onore per qualsiasi problematica sorta nei cantieri, come la circostanza relativi ai furti di alcuni mezzi di lavoro, cercando la “necessaria copertura” per potere eseguire in “tutta tranquillità” i lavori in quei territori laddove gli appaltatori sono storicamente soggetti a richieste estorsive da parte delle “famiglie” mafiose sia locali che di quelle della limitrofa provincia di Catania.  

 

Ad un certo punto, l’uomo d’onore ennese si interfacciava con Antonio Salvatore Medda per la “messa a posto” dell’imprenditore con i referenti del Clan “Santapaola -Ercolano”, gruppo attivo a Catania nella zona del Villaggio Sant’Agata. L’estorsione ai danni dell’imprenditore veniva bloccata soltanto grazie all’arresto degli indagati, i quali, poiché l’imprenditore tardava ancora a corrispondere la tangente, prospettavano imminenti azioni violente nei confronti dello stesso.

 

Il successivo 29 Marzo 2018, il Tribunale del Riesame di Caltanissetta sostituiva la misura cautelare della custodia cautelare in carcere a carico del Medda Antonio Salvatore, con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari. La Direzione Distrettuale Antimafia quindi presentava ricorso in Cassazione e la Suprema Corte annullava l’ordinanza di sostituzione della misura degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale del Riesame, chiedendo al contempo che una diversa Sezione di quest’ultimo si pronunciasse.

 

Nella mattina del 13 Agosto 2018, il Tribunale del Riesame confermava l’iniziale ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il giorno successivo, giusto ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, i poliziotti della Squadra Mobile – diretti dal Vice Questore Aggiunto  Dott. Gabriele Presti e coordinati dal Commissario Capo Dott. Emanuele Vaccaro – davano corso all’esecuzione della misura, arrestando il Medda.