Stipendi arretrati, minaccia di buttarsi da un tetto: protesta di un operaio di 45 anni

Un operaio dell’impresa metalmeccanica “Smim Impianti”, appaltatrice dell’Eni nel petrolchimico di Gela, si e’ arrampicato su una delle putrelle che reggono il tetto di un capannone del cantiere della ditta, in contrada Piana del Signore, e minaccia di buttarsi se non avra’ risposte certe sui suoi arretrati salariali e sul suo futuro di lavoratore. Si chiama Matteo Guerrieri, ha 45 anni, ed e’ di Niscemi, dove vive con moglie e tre figli. Sul posto sono accorsi molti colleghi di lavoro mentre le forze di sicurezza e di protezione civile (polizia, un’ambulanza del 118 e i vigili del fuoco), dopo aver collocato a terra un grande materasso pneumatico, cercano di convincere l’operaio a desistere. La sua rabbia e’ esplosa perche’ non lavora da gennaio e non percepisce ne salario ne’ cassa integrazione da otto mesi, cui si aggiungono una tredicesima e due quattordicesime non pagate. La Smim Impianti, come tante altre ditte dell’indotto gelese, e’ ferma, con 110 dipendenti in mobilita’ e 18 in cassa integrazione, a seguito della chiusura della raffineria di Gela, che, abbandonata la lavorazione del petrolio, attende di essere riconvertita nella produzione di biocarburanti. Tra diretto e indotto, sono stati tagliati circa 1500 posti di lavoro, in attesa di ricollocazione. Le segreterie provinciali di Cgil Cisl e Uil e i sindacati metalmeccanici, con un loro comunicato, puntano il dito contro la Regione e denunciano “ancora una volta la latitanza delle istituzioni” mentre avvertono che la “Vertenza Gela” rischia di subire una deriva e che se non si interviene subito con risposte concrete, “la stessa avra’ momenti incontrollabili”.