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Palermo ricorda generale Dalla Chiesa. Gaetti: “il tempo non cancella quel giorno”

Ricordato stamane a Palermo, in via Isidoro Carini, luogo della strage, il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia 36 anni, il 3 settembre 1982, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo.

Alla commemorazione del generale dei carabinieri, il figlio Nando e, tra gli altri, il prefetto Antonella De Miro, i sottosegretari all’Interno Luigi Gaetti e Stefano Candiani, il sindaco Leoluca Orlando, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il procuratore Francesco Lo Voi, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, i rappresentanti delle altre forze dell’ordine, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla. Assente Rita Dalla Chiesa.

Le note del silenzio hanno risuonato davanti al lapide che ricorda l’eccidio e laddove poco dopo il fatto di sangue una mano ignota scrisse: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”.

“La mafia – ha detto Candiani – non è una questione siciliana, ma che riguarda tutto il Paese. I suoi interessi si sono ramificati ovunque e dobbiamo colpirli. Dobbiamo essere molto determinati nel rispettare la memoria di chi ha perso la vita in questa lotta, andando a colpire la mafia, laddove si annidano gli interessi più forti”.

E anche sulla cattura dei latitanti come Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993, “la determinazione delle forze dell’ordine, del governo, di tutti i governi, è totale: nessun passo indietro”.

E sui testimoni di giustizia, da parte sua il sottosegretario Gaetti ha assicurato che “ci saranno novità importanti; nel febbraio è stata promulgata la legge, adesso dobbiamo scrivere sei decreti attuativi. C’è un cambio di passo: se nel passato, a esempio, si cerava di spostare i testimoni dalla loro residenza, adesso si cerca di lasciarli sul posto, di dargli un lavoro, e quindi ci sarà una maggiore attenzione. Ne ho sentito alcuni in queste settimane per capire le loro esigenze, perchè la frase ‘lo Stato ci ha lasciati soli’, non la vorrei più sentire”.

Massimo impegno anche sull’antiracket: “Si tratta di aggiornare una legge che presenta alcune criticita’, come i tempi delle denunce; l’impegno è di riprendere subito un percorso che è già avanti. Nei prossimi mesi conto di portare a casa questo provvedimento”.

I commenti

“Nella ricorrenza del trentaseiesimo anniversario del vile agguato di via Isidoro Carini, rendo commosso omaggio alla memoria del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della signora Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Nella lotta alle organizzazioni terroristiche e mafiose – ricorda il capo dello Stato – condotta con inflessibile vigore e nella consapevolezza del rischio estremo cui essa lo esponeva, il generale Dalla Chiesa ha dato esempio eccezionale di fedeltà ai valori della democrazia, di difesa della legalità e dello stato di diritto, sino al prezzo della vita. Il suo impegno generoso e intelligente ha fatto sì che strumenti e metodi innovativi rendessero più incisiva l’azione della Repubblica contro le più pericolose forme di criminalità”.

“Carlo Alberto Dalla Chiesa ha conosciuto la solitudine di chi resta fedele al proprio mandato, non piegandosi mai a chi ha fatto dell’illegalità e del malaffare l’obiettivo della sua vita”. E’ un passaggio dell’omelia dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che ha officiato una messa presso la Chiesa di San Giacomo dei Militari, all’interno del Comando Legione Carabinieri Sicilia, in memoria delle vittime della strage di via Isidoro Carini.

“Simbolo della lotta delle istituzioni contro la mafia: tra i primi a comprendere pienamente la necessita’ di combatterla in modo globale, affiancando all’azione investigativa e repressiva una capillare operazione culturale, che lo porto’ nelle scuole e nei luoghi di lavoro a parlare di legalita’ e di onesta’, di senso dello Stato e di lealta’ verso le istituzioni”. A dichiararlo e’ il sottosegretario all’Interno Luigi Gaetti.  “Il tempo – continua Gaetti – non potra’ mai cancellare il ricordo del turbamento unanime suscitato da quell’omicidio: tutti noi italiani abbiamo il dovere di custodire, tramandare e mettere in pratica quotidianamente l’insegnamento del generale Dalla Chiesa, ciascuno nei propri ambiti di competenza e di responsabilita’. Cio’ non risponde soltanto ad un imperativo morale, ma anche, e soprattutto, all’esigenza di consolidare, nel codice genetico della nostra collettivita’, quei tratti di integrita’ e di affidabilita’ necessari ad un Paese civile. Quella del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa e’ una storia di coraggio, di lotta al terrorismo e alla criminalita’ organizzata. Il prefetto fu tra i primi a comprendere l’espansione della mafia al centro nord come attesta, tra l’altro, la sua ultima intervista al giornalista di Repubblica Giorgio Bocca”. “Nel ‘solco’ dell’impegno di Dalla Chiesa – conclude il sottosegretario – un pensiero va anche ai testimoni di Giustizia, quelle persone che per coraggio e senso della giustizia hanno scelto di rompere l’omerta’, fare nomi, raccontare fatti e svelare delitti rimasti impuniti per anni, consentendo a tanti processi insoluti di trovare un colpevole. Spetta allora allo Stato, quello stesso Stato che ha avuto un aiuto prezioso nelle indagini, non voltare loro le spalle garantendo la necessaria protezione e assistenza”.

Il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, da pochi mesi prefetto di Palermo, venne ucciso in un agguato mafioso. Due killer a bordo di un’auto di grossa cilindrata aprirono il fuoco contro la macchina nella quale si trovava il generale e la moglie Emanuela Setti Carraro; altri esponenti del commando uccisero poi l’agente di servizio Domenico Russo che viaggiava su un’auto di scorta.

Il giorno dell'agguato
La cerimonia di oggi 3 settembre 2018
Commemorazione generale Dalla Chiesa
Commemorazione generale Dalla Chiesa e moglie,
Commemorazione generale Dalla Chiesa e moglie
Carlo Alberto Dalla Chiesa

Per l’omicidio Dalla Chiesa, di sua moglie e di Domenico Russo, verranno poi condannati all’ergastolo Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nené Geraci.