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Quanto costa il gioco d’azzardo alla società?

Le scommesse come i demoni del terzo millennio, entità maligne da estirpare per la salvaguardia della società moderna”. Enfatizziamo, ma non è tanto lontano il pensiero corrente in buona parte dell’opinione pubblica attuale in materia di gioco d’azzardo. Una delle questioni più spinose è legata al suo impatto sul collettivo, con il tema della ludopatia che giustamente continua a tenere banco. In effetti è lecito domandarsi se per lo Stato sono più i ricavi o le spese sociali nel mercato del gambling, soprattutto alla luce degli interventi legislativi più recenti: sgravi fiscali per gli esercenti no slot, fondi per prevenire e curare l’azzardo patologico, taglio delle slot machine… E l’impatto economico è un fattore fondamentale quando si vuole decidere del futuro della filiera nel nostro Paese.

L’argomento è stato oggetto di una ricerca curata dal Centro Studi Ricerche Consumi e Dipendenze, in collaborazione con la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze, che ha analizzato i dati relativi al 2014 per valutare l’aspetto economico del gambling sulla nazione. Non bisogna dimenticare che l’aspetto psicologico-relazione è una componente fondamentale nel sistema delle scommesse, che finiscono inevitabilmente per avere un impatto sulla società. Soprattutto quando si verificano casi di ludopatia, al centro di diverse iniziative promosse dagli enti locali per contrastare un fenomeno sempre più diffuso. A suon di iniziative e personale esperto, che ovviamente viene pagato profumatamente.

Nell’anno preso in considerazione, appunto il 2014, il volume di gioco nazionale era pari a 84,5 miliardi di euro, di cui 7,9 finivano nelle casse dello Stato. Le vincite erano stimate intorno ai 67,6 miliardi di euro, per una spesa di 16,9. Secondo i dati raccolti dalla ricerca, il costo sociale complessivo della filiera nel 2014 è stato di 2,7 miliardi di euro per lo Stato italiano. La cifra è stata ottenuta con la somma dei fattori legati agli esborsi per la ludopatia: i costi sanitari (60,1 milioni di euro), la disoccupazione (1,5 miliardi), i suicidi e le rotture familiari per disturbo da gioco compulsivo (310,7 milioni) e i problemi legali (813,4 mln). Il costo stimato per giocatore corrisponde dunque a circa 2.211 euro.

La carrellata un po’ asettica di numeri vuole considerare solo il mero aspetto economico, è bene ricordarlo. Le altre problematiche legate alla ludopatia necessiterebbero approfondimenti per ogni singolo caso. Rimane comunque interessante notare che per lo Stato italiano il gioco d’azzardo conviene nettamente, con un utile di 5,2 miliardi di euro nella differenza tra incassi e spese sociali. E attenzione, i dati presi in considerazione risalgono a ben quattro anni fa. Nel 2017 la raccolta complessiva era superiore di circa 12 miliardi di euro, l’erario ne ha ricevuti in tutto 10. È vero che il finanziamento statale è aumentato rispetto ai “soli” 50 milioni del 2014, ma in proporzione non tanto quanto l’impennata di introiti. Il nuovo governo dovrà quindi tenere conto del fatto che l’impatto delle spese sociali per l’azzardo, almeno dal punto di vista economico, è nullo, anzi vantaggioso.

In Sicilia la situazione non è tanto diversa dal quadro preso in considerazione, con la regione che negli ultimi anni ha investito fondi per tutelare i propri cittadini. Il gioco d’azzardo comunque rimane un problema marginale dell’isola, in cui non si riscontra un altro livello di puntate nelle zone con un reddito basso. Pur con un volume di gioco non nelle primissime posizioni nazionali, gli enti locali si stanno lentamente adeguando alle proposte avanzate (e già applicate) in altre zone d’Italia, come il distanziometro dai luoghi sensibili. Una decisione a costo zero, che però può avere un impatto decisamente positivo a livello sociale. (estratto da un articolo pubblicato su giochidislots.com)