Racalmuto: “Incomprensibile Sicilia” e la sicilianità di Enzo Russo

Ignazio Fonzo: la solitudine del maratoneta

Ignazio Fonzo: la solitudine del maratoneta

«L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» […] «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possiederà per tutta la vita».

Così scrisse Goethe nel suo viaggio in Italia, anno di grazia 1817. E chi osa scrivere oggi della Sicilia?  Persino Marco Revelli nel  suo libro edito pochi mesi fa “Non ti riconosco – un viaggio eretico nell’Italia che cambia”, giunto in Calabria salta a piè pari lo Stretto, evita la Sicilia e si tuffa a Lampedusa, cimitero al centro del Mediterraneo.

Solo Matteo Collura riscrive la sua “Sicilia sconosciuta” rieditata oggi  da Rizzoli dopo la prima edizione che risale al 1984 e  dopo aver dedicato però recentemente altri tre libri alla Sicilia come viaggio geografico e  letterario tra mito, destino e realtà.

Enzo Russo scettico e disincantato

Del maggio 2016 è l’ultimo libro sulla Sicilia edito da Salvatore Sciascia, “Incomprensibile Sicilia” di Enzo Russo, presentato stasera a Racalmuto da un Procuratore della Repubblica facente funzioni, Ignazio Fonzo e  dal presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Salvatore Cardinale.

“Un giro d’orizzonte – ha ricordato il moderatore Egidio Terranasu fatti storici, personaggi, vicende pubbliche e private che nei secoli hanno reso la Sicilia sempre meno comprensibile a chi cercava di decifrarne la fisionomia”.

“Il volume, prendendo lo spunto da una lettera datata 1167, arriva fino agli anni più recenti tracciando un giro d’orizzonte su fatti storici, personaggi, vicende pubbliche e private che nei secoli hanno reso la Sicilia sempre meno comprensibile a chi cercava di decifrarne la fisionomia. Si discute dell’eterno e mai risolto problema della sicilianità”. Si scrive, si ribatte, ci si arrovella mentre si è in attesa di Renzi che vuol scendere al Sud con il lanciafiamme. Comunque l’attesa appare febbrile e inquietante, perché la presentazione del libro di Russo (che si dichiara poco ottimista al di là del bene e del male) ha trovato sia nell’autore e sia negli illustri relatori, tre lanciafiamme di tutto rilievo.

L’esordio di Russo nel dibattito risulta abbastanza realistico quando dice che la mafia ha il suo ministero della Guerra a Palermo, quello degli Esteri a Roma, quello delle Finanze a Milano e il ministero del Tesoro a Zurigo.

Se l’autore insiste a dire che il suo libro non è un saggio, per Ignazio Fonzo invece lo è,  come analisi antropologica che “parte da Federico II ad oggi” e ne avvalora l’opinione citando “I Vicerè” di De Roberto. Non contento, Fonzo appare più definitivo in maniera implacabile quando afferma che ”negli ultimi settant’anni alla Sicilia è mancato un leader politico in grado di ergersi come figura unificante per far valere i benefici che ci si aspettava dall’Autonomia”.

E butta giù un interrogativo spiazzante “Perché non siamo come la Catalogna”?

Salvatore Cardinale poi, nel rimarcare l’incomprensibilità, cita l’episodio che generò i Vespri siciliani e sottolinea il fatto che non ci siamo mai curati di conoscere il nome del pugnalatore che di fatto diede il via all’unica rivoluzione siciliana. Concedendo al futuro lo speranzoso alibi che lo costringe ad essere “sempre roseo”, la presentazione del libro, tra ironie sferzanti e pessimismo diffuso, non poteva non chiudersi con un riguardo severo alla politica che è partecipazione, alla formazione di una nuova classe dirigente, ai giovani che sono la nostra indefettibile speranza e a tal proposito Enzo Russo ha ricordato alcune sue iniziative che testimoniano l’interesse delle nuove generazioni a voler capire.

Insomma una serata da mettere in bacheca con un libro da mettere in bella evidenza sullo scaffale. Il lettore di “Incomprensibile Sicilia” potrà trovarvi un supplemento “dell’eterno e mai risolto problema della sicilianità. Una invenzione compiaciuta – si chiede Enzo Russo – un tratto del carattere non capito né apprezzato o la degenerazione di una diversità nata dall’isolamento e oggi priva di significato”?.

Testo e foto di Diego Romeo