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Vicenda Maniaci, le intercettazioni: “Io una potenza. Se non si mette le corna a posto…”

Con i suoi interlocutori si definiva “una potenza”, al punto da essere convinto di potere “mandare a casa” il sindaco se quest’ultimo “se non si mette le corna a posto”, vantandosi di attaccarlo in tv. Non solo. Non lesinava insulti neppure al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che lo aveva chiamato al telefono per esprimergli la sua solidarietà per le presunte minacce ricevute. Sono alcuni dei retroscena emersi dall’indagine che vede protagonista Giuseppe Maniaci, detto ‘Pino’, direttore dell’emittente locale Telejato, ritenuto da molti un ‘paladino’ dell’antimafia. Maniaci, che è indagato per estorsione e che da oggi ha il divieto di dimora nelle province di Palermo e di Trapani, è stato incastrato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dagli investigatori. Quando lo chiamò Renzi, nel dicembre del 2014, dicendogli “Pino, vienimi a trovare”, Maniaci telefonò subito dopo a un’amica e disse: “Tutti in fibrillazione sono, mi ha telefonato anche quello str…. di Renzi”. In realtà, si scopre adesso, non erano minacce di Cosa nostra. Ad uccidere i cani di famiglia non era stata la mafia, ma, come dicono gli inquirenti, il marito della sua amante. Quella volta, Maniaci ricevette la solidarietà di numerosi esponenti politici, tra cui Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia che lo andò persino a trovare a Partinico.