Cronaca

Blitz “Push away, 23 misure cautelari; donne a vertici rete spaccio (ft e vd)

Con l’operazione “Push Away”, la Polizia di Stato ha smantellato, nel corso delle ultime ore, una capillare rete dello spaccio, attivo sulle strade del quartiere di Borgo Vecchio. I poliziotti del Commissariato di P.S. “Centro”, con il coordinamento della Squadra mobile, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip presso il Tribunale […]

Pubblicato 5 anni fa

Con l’operazione
“Push Away”, la Polizia di Stato ha smantellato, nel corso delle ultime ore,
una capillare rete dello spaccio, attivo sulle strade del quartiere di Borgo
Vecchio.

I poliziotti
del Commissariato di P.S. “Centro”, con il coordinamento della Squadra mobile,
hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip
presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di 23 soggetti i quali sono
ritenuti responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere
finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonchè di produzione,
traffico e detenzione di stupefacenti: per 8 è stata disposta la custodia
cautelare in carcere, per 10 la custodia cautelare domiciliare e per 5
l’obbligo di presentazione alla P.G.

In carcere
sono finiti: Antonio Miceli di 50 anni, Giuseppa Tantillo, 49 anni, Francesco
Madonia 40 anni, Domenica Ragusa, 37 anni, Marco Trapani, 28 anni, Giovanni
Trapani, 31 anni, Maurizio Fecarotta, 43 anni e Davide Melignano, di 28 anni.
Agli arresti domiciliari: Domenico Lo Negro 28 anni, Giovanni Greco, 31 anni,
Luigi Miceli, 40 anni, Lucio Benfante, 40 anni, Guido Benfante, 19 anni,
Giuseppe Mangano, 31 anni, Gabriele Guardabasso, 31 anni, Sebastiana Miceli 29
anni, Giovanni Tantillo, 35 anni e Giovanni Tarallo di 22 anni.

Hanno invece
ricevuto un provvedimento con l’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria,
Marco Lipari 26 anni, Francesco Nucatolo, 28 anni, Fabio Cicchelli, 30 anni,
Giuseppina La Barbera, 33 anni e Giovanna Madonia di anni 37.

Le indagini condotte
dagli agenti del Commissariato di P.S. “Centro” e coordinate dalla Procura
della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, si sono sviluppate attraverso
l’utilizzo di strumenti tecnologici ed al contempo di tecniche di
investigazioni tradizionali; a partire dal 2017, hanno consentito di documentare
centinaia di episodi di cessioni di Hashish e Marijuana ed hanno radiografato
la vita di alcune zone del quartiere Borgo vecchio, dove, con allarmante
semplicità, era possibile reperire stupefacente su strada.

Ad
avvalorare le ipotesi investigative formulate dagli investigatori anche le
dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Le indagini
hanno delineato l’esistenza di un’associazione a delinquere di spacciatori,
composta da tre livelli verticistici e tra loro comunicanti, strumentali al
funzionamento della stessa, che operavano sotto l’egida della famiglia mafiosa
di Borgo Vecchio: collettori con grossisti, confezionatori/rifornitori di
pusher e pusher.

Che fosse un
solido legame associativo ad avvincere numerosi degli odierni arrestati è
testimoniato dall’esistenza di una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di
ruoli, dall’uso di un linguaggio criptico con cui chiamare la droga e
dall’esistenza di “regole” ed indicazioni con la codifica addirittura di vere e
proprie sanzioni per chi “sgarrasse”.

In alcune
circostanze è stato, addirittura, accertato come il gruppo facesse quadrato,
quando qualche componente deviava dalla linea di condotta principale,
emarginando il sodale indisciplinato che veniva allontanato (è il caso del
pusher che trattiene per sé una quota più alta dei proventi dello spaccio,
rispetto al 20% pattuito inizialmente).

I primi due
livelli dello spaccio erano gestiti da altrettante coppie di insospettabili
coniugi del Borgo vecchio, Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, coadiuvati dalla
figlia Sebastiana Miceli nonchè Francesco Madonia con la moglie Domenica
Ragusa, i quali, a loro volta, dai loro appartamenti facevano partire carichi
di hashish e marijuana, il cui terminale era rappresentato dai pusher di piazza
Alfano, principale luogo di smercio della droga.

Dai servizi
di osservazione, pedinamenti e controlli è stato infatti accertato che i
coniugi Madonia – Ragusa hanno custodito presso la loro abitazione hashish e
marijuana che poi suddividevano in dosi, avvalendosi anche di alcuni giovani
sodali, per poi consegnarlo ai pusher pel la cessione in piazza.

All’interno
dei due nuclei familiari, le rispettive mogli rivestivano un ruolo
ragguardevole, gestendo la contabilità dell’associazione, fornendo indicazioni
sulle modalità di trasporto dello stupefacente, occupandosi di “bonificare”
l’ambiente domestico quando fosse concreto il rischio di perquisizioni delle
Forze dell’Ordine e sostituendo addirittura i mariti quando questi, per
impedimenti oggettivi, fossero indisponibili alla gestione sul campo
dell’attività di spaccio.

Spesso, i
genitori affidavano anche a minorenni il compito di far giungere su strada lo
stupefacente.

A rifornire
i coniugi e quindi collocato ad un livello più alto in seno all’organizzazione
Marco Trapani, che faceva anche da tramite con i fornitori.

A seguito
dell’arresto di Antonino Miceli nel 2018 le redini dello spaccio all’ingrosso
sono state assunte dallo stesso Marco Trapani e dal fratello Giovanni, nonché
da Maurizio Fecarotta e da Davide Melignano, che per l’attività di smercio
dello stupefacente si sono avvalsi della solita rete di pusher. Le indagini
hanno inoltre evidenziato il ruolo sovraordinato rispetto agli stessi fratelli
Trapani di Davide Melignano. Quest’ultimo infatti sollecitava la riscossione dei
crediti derivanti dalla cessione dello stupefacente ai coniugi Miceli-Tantillo,
ai fratelli Trapani e a Maurizio Fecarotta, senza mai parlare direttamente al
telefono con i singoli pusher.

Altra rigida
regola dell’associazione, passibile di “sanzione”, era che lo stupefacente da
smerciare fosse stato approvvigionato solo attraverso i canali ufficiali del
Borgo vecchio e che solo dal popoloso quartiere dovesse provenire.

Le indagini
hanno inoltre evidenziato il ruolo dei coniugi Giovanni Tantillo (fratello di
Giuseppa) e Giuseppina La Barbera nel sostenere l’attività criminosa
dell’associazione, rifornendo di panetti di hashish i congiunti Antonino Miceli
e Giuseppa Tantillo in alcuni momenti in cui costoro avevano carenza di
rifornimenti.

E’ stato
appurato altresì che al trasporto dello stupefacente in più occasioni abbia
concorso anche Giovanna Madonia (sorella di Francesco) avvalendosi anche di
minorenni appartenenti al suo stesso nucleo familiare.

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