Canicattì

Canicattì, l’usura pagata con la pensione di invalidità e le minacce 

I dettagli dell'inchiesta che ha portato all'arresto di un 45enne di Canicattì per usura ed estorsione

Pubblicato 2 anni fa

La richiesta di un prestito di 650 euro in un momento di forte bisogno si è trasformata in breve tempo in un vero e proprio incubo per un’intera famiglia canicattinese. È una brutta storia, caratterizzata da continue pressioni e minacce, quella che si snoda nei meandri oscuri del mondo dell’usura in provincia di Agrigento. Un reato che, soprattutto in questa terra, viene denunciato sempre più raramente e quasi mai senza tentennamenti per paura di ritorsioni.

Ed è esattamente quello che è avvenuto a Canicattì dove un’inchiesta della procura di Agrigento, guidata da Salvatore Vella, ha fatto luce su una rete di prestiti a strozzo con interessi che sfioravano anche il 112%. La squadra mobile di Agrigento, agli ordini del vicequestore aggiunto Giovanni Minardi, ha arrestato Giuseppe Canta, 45 anni, ufficialmente disoccupato nonché percettore di reddito di cittadinanza. L’indagato è accusato di estorsione e usura. Il gip Iacopo Mazzullo ha disposto nei suoi confronti la misura degli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto. Nelle prossime ore è attesa l’udienza di convalida del provvedimento. L’indagato ha nominato l’avvocato Diego Guadagnino.

L’incubo per un’intera famiglia canicattinese comincia nel dicembre 2022 con la richiesta di un prestito di 650 euro e la promessa di restituire la somma entro un mese con un’aggiunta di altri 650 euro nel mese di febbraio. Un debito che è stato onorato nei tempi concordati ma che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, da quel momento in poi avrebbe dato il via ad una spirale di continue richieste estorsive. Soldi che venivano presi dalla pensione di invalidità, unica fonte di sostentamento della famiglia. Richieste accompagnate da minacce, telefonate e pressioni a familiari.

Lo scorso 1 giugno, secondo quanto emerso dalle indagini, il caso più eclatante: l’indagato si sarebbe fatto consegnare la carta bancomat e avrebbe prelevato mille euro in autonomia. Ad incastrarlo anche le telecamere di sicurezza della banca. E poi ancora nuove pretese di denaro per un totale quantificato, secondo la ricostruzione degli inquirenti, in quasi 4 mila euro. L’ultima consegna sarebbe dovuta avvenire nel mese di luglio. La squadra mobile è arrivata prima. 

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