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I cantieri dell’edilizia di 2500 anni fa in mostra nella Valle dei templi (gallery)

Ieri sera conferenza stampa di presentazione al Museo Griffo e di seguito ricognizione delle “macchine  per l’edilizia” di 2500 anni fa disseminate lungo un percorso che va dal Tempio di Giunone fino al Tempio dei Dioscuri.

Una grande e attesa mostra – ci tiene a sottolinearlo il direttore del Parco Parello – che rimarrà con molta probabilità fin oltre l’autunno per consentire alle scolaresche agrigentine una più ampia conoscenza.

“Una mostra – precisa Parello –dal grande valore didattico e documentario che ricostruisce i cantieri allestiti per edificare i grandi templi dorici della Valle dei Templi di Agrigento. Ripercorrendo le descrizioni delle fonti antiche, da quelle di Diodoro Siculo per il complesso dell’Olympeion, rivive l’arte del costruire dell’antica Akragas, la “più bella città dei mortali” di pindarica memoria, i cui abitanti secondo le parole riferite a Empedocle “costruivano come se dovessero vivere in eterno e banchettavano come se dovessero morire l’indomani”. 

“Costruire per gli dei” è curata dall’architetto Alessandro Carlino, storico dell’architettura che da anni studia i templi dorici siciliani, e nasce da un’idea del direttore del Parco della Valle dei templi, Giuseppe Parello.

La mostra “è il cantiere nel mondo classico”, prodotta e organizzata da MondoMostre in collaborazione con il Polo culturale di Agrigento e il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi e promossa dalla Regione siciliana – Assessorato dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana.

Alla conferenza stampa erano presenti il dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali, Sergio Alessandro, del presidente del Consiglio del Parco della Valle dei Templi Bernardo Campo e del direttore del Parco e del Polo archeologico di Agrigento, Giuseppe Parello.

Dopo la visita alle riproduzioni esposte nella Sala Lizzi il folto pubblico è stato poi accompagnato lungo il percorso delle installazioni. Spettacolare la visione di queste macchine che stanno tra “l’infernale” e il “leonardesco” e tutte in grandezza originale. In grandi pannelli vengono spiegate le tecniche di costruzione. Tra le altre, la macchina di Chersifone che serviva per il trasporto dei rocchi cilindrici dalla cava al cantiere. Si fa notare che se si era fortunati,  i luoghi da dove si estraevano i materiali erano nei pressi dove si costruiva il tempio, lì si prendeva la calcarenite, pietra facilmente lavorabile proveniente da cave entro la cinta muraria. Altrimenti  si era obbligati a un lungo tragitto che all’esame delle tecniche  di oggi, appare ciclopico e straordinario.

La mostra e le installazioni sono completamente fruibili  con molta probabilità fino alla fine dell’anno in corso.

Testo e foto di Diego Romeo