Agrigento: “Anna dei miracoli” nella città che attende miracoli (ft e vd)

Malinconico il bilancio della memoria per questo “Anna dei miracoli” andato i scena al Teatro Pirandello di Agrigento.

Soprattutto per quella generazione che ha negli occhi e nel cuore l’omonimo film del 1963 di Arthur Penn con Anne Bancroft e Patty Duke. Tutti scomparsi, ultima Patty Duke appena 4 anni fa.

Malinconico anche il bilancio della Legge 2016 “Dopo di noi” che ancora non riesce a ben decollare e che lascia nel disagio e disaiutati tutti quei genitori che hanno il durissimo compito di aiutare i figli ad affrontare la disabilità e che si chiedono chi sarà ad assisterli quando loro non ci saranno più.

Una situazione difficile a cui lo Stato non pone sufficiente attenzione. Ben venga quindi questa tournée di “Anna dei miracoli” prodotta dal Teatro Franco Parenti per l’associazione Lega del filo d’oro e con l’adattamento e regia di Emanuela Giordano e l’interpretazione di Mascia Musy nel ruolo dell’istitutrice Anna e di Anna Mallamaci nel ruolo di Helen.

Straordinarie come si deve nel dare voce e gestualità a due ruoli difficilissimi e ingrati. Anche se la gratitudine alla fine affiora prepotente e in parte rassicura i genitori della sventurata, la madre Laura Nardi e Fabrizio Coniglio il padre, riluttante ad accettare una paternità che reputa compromessa.

“E’ una storia vera – spiega la regista – e racconta l’epocale passaggio alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte della storia moderna, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni permetterà finalmente ad Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e di farsi rispettare. Grazie a un adattamento che va all’essenza, Anna dei miracoli racconta tanto di noi, dei nostri limiti e del coraggio che ci vuole a superarli”.


Agrigento: “Anna dei miracoli” nella città che attende miracoli

La Giordano in questo adattamento teatrale evita di tenere ai margini i genitori nonostante la loro mostruosa “normalità” e riluttanza soprattutto del padre  che alla fine si ritrova “vinto” dal potere dell’amore. Miracolo che dovrebbe avvenire nello Stato le cui inadempienze limitano seriamente la vita, l’indipendenza e la felicità delle famiglie destinando molti dei fondi alle case di cura con i loro lucrosi interessi. Con tutte le conseguenze che una struttura per disabili comporta. 

La tragedia non è il non essere autosufficienti,” la tragedia – ci dicono i più direttiinteressati – è vivere in un paese che pensa di essere ancora nel Medioevo”.

(Testo e foto di Diego Romeo)