Agrigento, zio riconosce nipote, sepolta da 2 anni

Marah Asayed

Nei giorni scorsi personale della Polizia di Stato della Questura di Agrigento ha effettuato le operazioni di riconoscimento del cadavere di una giovane donna siriana annegata al largo della Libia nel corso di un naufragio avvenuto il 02 agosto del 2014.

Dopo l’identificazione del piccolo Mohammed Alabdullah, eseguito alcune settimane orsono grazie alla segnalazione di scomparsa effettuata dai genitori siriani nella nota trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” Ed al successivo riconoscimento del bambino effettuato da un agente della Polizia Scientifica di Agrigento, il personale della Divisione Polizia Anticrimine (Polizia Scientifica ed Ufficio Minori) della Questura ha proceduto all’identificazione della donna il cui cadavere era stato recuperato, insieme a quello di Mohammed, dalla nave “Peluso” intervenuta in occasione del citato naufragio.

Si tratta di Marah Asayed, siriana di Damasco. Aveva 19 anni.

Marah Asayed

 

Sono stati i genitori del piccolo Mohammed i quali, avendo visto le foto dei passaporti recuperati dai soccorritori, hanno attivato i contatti con i parenti connazionali superstiti del naufragio, che si trovavano in Danimarca.

In tal modo, dopo alcune settimane, presso questa Questura, si è presentato lo zio paterno di Marah, Bashir Assad Asayed il quale raccontava che, insieme a sua moglie ed ai suoi quattro figli, a causa della guerra in corso, nel 2012 furono costretti a fuggire dalla Siria per raggiungere la Libia. Nel 2014 avevano, quindi, deciso di fare la traversata via mare per raggiungere l’Italia. Avevano pagato 1000 dollari a persona ad un trafficante di migranti del posto e avevano invitato a seguirli anche Marah, figlia del fratello di Bashir Assad Asayed, che si trovava ancora in Siria. Marah raggiungeva, quindi, in Libia lo zio e la sua famiglia due giorni prima della data di partenza per l’Italia, alla fine del mese di luglio del 2014.

L’uomo riferiva, ancora, che insieme ad altre centinaia di migranti, si ritrovava in un’imbarcazione stipata fino all’inverosimile e che loro, in particolare, erano stati collocati nella stiva (anche se nella parte intermedia) del natante. Dopo circa 4 ore di navigazione erano stati soccorsi ma, a causa del sovrannumero a bordo e della concitazione creatasi al momento dell’arrivo della nave soccorritrice, il peschereccio si capovolgeva.

Riuscivano a fuoriuscire dalla stiva dell’imbarcazione ed a tuffarsi in mare e venivano, quindi, tratti in salvo dal personale dell’imbarcazione giunta in soccorso.

Una volta a bordo della nave, si accorgevamo dell’assenza di uno dei figli e della nipote Marah. Venivano, successivamente, trasferiti a Salerno, dove giungevano dopo alcuni giorni di navigazione. Nonostante le incessanti richieste, non ottenevano risposte sul destino della figlia e della nipote. Circa dieci giorni dopo Bashir Assad Asayed denunciava presso un centro di accoglienza di Milano la scomparsa della figlia e della nipote. Dopo altre due settimane, non avendo avuto alcuna notizia sulla scomparsa delle ragazze, decideva di recarsi con la sua famiglia in Danimarca.

 

Bashir Assad Asayed, oltre a riconoscere la nipote tramite le fotografie dell’autopsia effettuata dal medico legale e dalla Polizia Scientifica di Agrigento, riconosceva tra le cose recuperate dal naufragio il proprio passaporto, quello della nipote Marah, e quello della figlia più piccola salvatasi nel tragico naufragio.

Bashir Assad e Marah Asayed

Nel contempo, forniva tre foto della propria figlia scomparsa (una, in particolare, mentre indossava il giubbotto salvagente poco prima della traversata in mare per l’Italia), chiedendo di divulgarla agli organi di informazione per avere eventuali notizie sulla sua sorte.

Venivano riconosciuti anche dei monili ed, in particolare, una collana con ciondolo col nome “Marah”, oggetti che erano stati rinvenuti in dosso alla ragazza.

Il monile di Marah Asayed

I genitori di Marah, contattati da questo ufficio, si trovano in Siria ed hanno chiesto di giungere in Italia per poter visitare il cimitero di Ribera dove è stata sepolta la loro figlia.

I parenti della ragazza, nei giorni in cui hanno effettuato le operazioni di riconoscimento, sono stati ospitati gratuitamente dalla “Caritas” ad Agrigento.