Agrigento

Blitz dei carabinieri del Nas al Pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento 

Proprio nella giornata di ieri Grandangolo, con due articoli, ha raccontato le condizione prossima al collasso del Pronto soccorso portando alla luce anche una lettera

Pubblicato 2 anni fa



di Giuseppe Castaldo e Irene Milisenda

I carabinieri del Nas di Palermo hanno effettuato, a sorpresa, questa mattina un blitz nel reparto del Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. I militari, in borghese e giunti in loco con auto senza contrassegni, hanno eseguito accertamenti e acquisito documentazione. Il controllo è poi proseguito negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale, al Viale della Vittoria per poi proseguire ed essere ultimato nuovamente nei locali del Pronto soccorso.

Proprio nella giornata di ieri Grandangolo, con due articoli che hanno colto nel segno, ha raccontato la condizione prossima al collasso del Pronto soccorso portando alla luce, in esclusiva, anche una lettera diretta ai vertici del nosocomio in cui gli stessi medici mettono nero su bianco preoccupazioni e criticità gestionali e strutturali paventando anche dimissioni di massa. L’immediato intervento del Nas – sollecitato dal comandante provinciale, col. Vittorio Stingo – ha già permesso di individuare nell’immediatezza alcune criticità che sono state oggetto di contestazione.

Il reparto è ormai al centro di aspre polemiche in uno scenario in continuo movimento: nelle scorse settimane il primario Sergio Vaccaro si è dimesso puntando il dito contro la governance e nelle ultime ore anche il successore individuato dall’Asp di Agrigento, il medico Giuseppe Spallino, non ha accettato l’incarico. Intanto l’azienda sanitaria provinciale ha convocato una conferenza stampa, in programma domani alle ore 11, proprio sui temi della gestione delle criticità in area di emergenza-urgenza. I camici bianchi, quelli del Pronto soccorso, stremati fisicamente e spremuti psicologicamente, lamentano una situazione divenuta ormai insostenibile. Uno scenario forse ben più grave di quanto realmente si pensasse.

Alcuni di loro hanno deciso di mettere nero su bianco, indirizzando una missiva ai vertici del nosocomio, le preoccupazioni per il presente ed il futuro del Pronto soccorso. Pazienti sparpagliati lungo i corridoi senza una adeguata gestione clinica e in assenza di decoro e privacy, malati che sempre più frequentemente vedono peggiorare le proprie condizioni di salute e un numero di accessi in costante aumento a fronte di una dotazione organica esigua. Uno scenario che gli stessi medici definiscono da ospedale di guerra le cui condizioni di sofferenza sono addirittura superiori al periodo della pandemia.Nel periodo estivo gli accessi sono aumentati del 25%, nelle ultime ore sono quasi ottanta i pazienti presenti tra Pronto soccorso e astanteria.  A questo si aggiunge anche una lamentata scarsa collaborazione tra i reparti e un rallentamento nel compilare le schede dei malati che, spesso, vengono rimandati indietro con conseguenze dal punto di vista diagnostico sotto gli occhi di tutti. Anche il fenomeno migratorio, con decine di pazienti provenienti dall’hotspot, provoca ritardi e sovraffollamenti e, in alcuni casi, non è neanche possibile l’isolamento in sicurezza di persone potenzialmente infettive. I medici si dicono preoccupati per le gravissime criticità in atto e, come detto, non sono da escludere gesti eclatanti come le dimissioni. Nella missiva si suggeriscono alcune soluzioni, alcune delle quali davvero “estreme” che però descrivono la situazione attuale, come l’intervento della Protezione civile con l’allestimento di un Pma, un posto medico  avanzato dove sistemare i pazienti.

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