Blitz “Tiro mancino”: “Traffico di droga attività prediletta da Cosa nostra” (nomi, foto e video)

Gli arrestati dell’operaziuone Tiro mancino

La droga sequestrata

Circa 550 chili di hashish e 15 chili di cocaina. E poi marijuana ed eroina, anche se in misura minore. Un fiume di droga, sequestrata dalla Polizia di Stato, che dalla Campania riforniva Palermo, ma anche le province di Agrigento e Trapani.

E’ quanto hanno scoperto gli investigatori della Squadra mobile, diretta da Rodolfo Ruperti, che all’alba di oggi hanno dato esecuzione a 26 ordinanze di custodia cautelare, smantellando un’organizzazione criminale siculo-campana, vicina a Cosa nostra e dedita al narcotraffico. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Palermo su richiesta della locale Dda.

In manette esponenti di spicco di cellule malavitose palermitane e partenopee. Costituivano un’unica joint venture criminale dedita al traffico illecito di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana. Le ingenti quantità di droga venivano immesse, oltrechè nei mercati del capoluogo isolano, anche, in larga parte, in quelli della Sicilia Occidentale, in località quali Mazara del Vallo, Marsala, Alcamo e Castellammare del Golfo, nonchè nel territorio di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento.

Gli investigatori della sezione antidroga, coadiuvati da unità cinofile, da pattuglie del Reparto prevenzione crimine e con l’ausilio di personale degli omologhi organi investigativi delle Questure di Agrigento, Messina, Trapani e Vicenza, hanno eseguito, contestualmente agli arresti, numerose perquisizioni, a Palermo e in altre località, nei confronti di appartenenti ai sodalizi criminali scoperti con le indagini e dei relativi fiancheggiatori.

Secondo gli inquirenti, al vertice dell’organizzazione ci sarebbero stati i palermitani Antonino Abbate, 33 anni, e Giovanni Battista Di Giovanni, 44 anni, fratello di Gregorio Di Giovanni, “u reuccio”, ritenuto esponente del mandamento mafioso di Porta Nuova.

L’altra organizzazione sarebbe stata guidata da Antonino Francesco Fumuso, 49 anni. “Nonostante fosse agli arresti domiciliari”, spiegano dalla Questura di Palermo, Fumuso sarebbe riuscito “a pianificare e gestire un imponente traffico di sostanze stupefacenti, finalizzato a mantenere altamente vitali i mercati di droga di Palermo, di Villabate e Misilmeri”.

Questi i nomi degli arrestati: Antonino Abbate, Giuseppe Tumminia, Mario Mancino, Ferdinando Matuozzo, Gaetano Matuozzo, Ciro Spasiano, Mario Marretta, Giovanni Battista Di Giovanni, Benito Eros Culotta, Luigi Parolisi, Gaetano Ferrara, Salvatore Lupo, Calogero Lupo, Antonino Barbera, Marco Bardi, Giuseppe Bronte, Pietro Rubino, Fabrizio Alfano, Francesco Antonino Fumuso, Angelo Maurizio Fumuso, Antonino Fumuso, Antonino Lucania, Giuseppe De Luca, Eleonora Jessica Lucia, Gaetano Giunta. Dieci sono stati trasferiti in carcere, per sedici degli indagati sono scattati gli arresti domiciliari.

Spasiano e D’Aguanno sono ricercati.

Ad esponenti di spicco dell’organizzazione criminale Francesco Antonino Fumuso e al figlio Antonino. sono stati sequestrati beni per circa un milione di Euro, tra cui una lussuosa villa alle porte di Palermo.

“Le indagini sono andate avanti per quasi due anni – dice all’AdnKronos Ruperti -. Abbiamo ricostruito questo asse con la Campania, dove costantemente si rifornivano i palermitani finiti in manette oggi. La droga arrivava dall’estero e dopo la tappa campana giungeva in Sicilia”. Un traffico di droga imponente che avveniva all’ombra della mafia. “Abbiamo arrestato – spiega Ruperti – soggetti vicini a Cosa nostra che gestivano parte di questo traffico”. A capo del cartello del narcotraffico c’erano prevalentemente palermitani. “I promotori dell’organizzazione – racconta il capo della Squadra mobile – erano soprattutto palermitani, che si rivolgevano in maniera costante a questo mercato campano, anche perché la droga era destinata alla piazza siciliana, Palermo ma anche le province di Agrigento e Trapani”. I clienti? “I più vari”.

Gli investigatori hanno smantellato un cartello siculo-campano, vicino a Cosa nostra e dedito al narcotraffico.

 ”Il traffico di droga – ha detto il questore di Palermo, Guido Longo, durante la conferenza stampa convocata alla Squadra mobile per illustrare i dettagli dell’operazione – è una delle attività primarie di Cosa nostra che assicura grossi guadagni e possibilità di reinvestire questi profitti in altre attività pseudo lecite, come le sale giochi. Le indagini hanno confermato che le famiglie di mafia si interessano di droga. La sostanza stupefacente viene dalla Campania e poi è immessa sui mercati siciliani”.   ”Cocaina e hashish restano le droghe che vanno per la maggiore a Palermo – ha aggiunto il questore -. Parlare di mafia e traffico di sostanze stupefacenti è la stessa cosa, Cosa nostra si occupa anche di altro, ma questo resta il business principale. Dalle indagini emergono due esponenti di famiglie di mafia di Porta Nuova e Brancaccio-Kalsa” ha concluso.