Droga a Porto Empedocle, blitz “Hardom “: comincia processo d’Appello

Ripreso, ieri, in appello, il processo Hardom 2 dopo l’assoluzione in primo grado di tutti gli imputati da parte del Gup del Tribunale di Palermo Nicola Aiello, in un processo che scaturiva da un’inchiesta che ipotizzava un ruolo centrale di Fabrizio Messina, fratello dell’ex superlatitante Gerlandino, che a sua volta in passato ha scontato una condanna per associazione mafiosa e che secondo la Dda avrebbe preso le redini della famiglia della sua città, avrebbe diretto la presunta organizzazione che acquistava cocaina e altra droga all’estero, in particolare in Germania, e poi la rivendeva nell’Agrigentino.

Il Pubblico ministero della Dda Rita Fulantelli al termine della requisitoria aveva chiesto sette condanne, per gli imputati, che erano accusati di associazione a delinquere e traffico di stupefacenti. 16 anni di reclusione (ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato), erano stati chiesti per Fabrizio Messina, 38 anni,  e Raimondo Macannuco, 32 anni. Dieci anni e otto mesi, per il ventitreenne Bruno Pagliaro, anch’egli, come Messina, finito in carcere nell’operazione antimafia “Nuova Cupola”. Otto anni di carcere ciascuno erano stati chiesti per Salvatore Lombardo, 24 anni; Giancarlo Buti, 24 anni; Giuseppe Antonio Patti, 35 anni; e Calogero Noto, 32 anni.

Secondo la ricostruzione della Procura, sarebbe stato Macannuco che andava personalmente a comprare la droga. Gli altri sarebbero stati addetti alla vendita al dettaglio. La banda avrebbe operato a partire dal marzo del 2010. Le indagini della Squadra mobile e del Commissariato di Porto Empedocle, con intercettazioni e pedinamenti, sono partite dalla ricerca dell’allora latitante Gerlandino Messina. Nel corso del processo, va segnalata la presa di posizione di Fabrizio Messina, che, senza esitazione, ha affermato un concetto chiarissimo: “La droga mi fa schifo. Non c’entro nulla con traffici e spaccio”, rifiutando l’idea di essere uno dei promotori di un consistente spaccio di droga a Porto Empedocle.

La sentenza è stata impugnata dal pm Rita Fulantelli che rappresenterà l’accusa anche nel nuovo processo dopo il trasferimento alla procura generale.