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Il card. Montenegro celebra il Venerdì santo con un durissimo monito: “Ci si ammazza per un gratta e vinci. Ma domani spunterà il sole”

Con la preghiera davanti al Cristo morto, immerso in un insolita atmosfera, ieri sera il cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento ha celebrato il rito del Venerdì santo rivolgendo ai fedeli, via web e tv, con un durissimo messaggio:

“Lo sappiamo sin da piccoli che il Venerdì Santo è un evento singolare ma questo di oggi è davvero insolito. Si signore, così spoglio d’assomigliare a quello tuo di 2000 anni fa. Al tuo corpo non furono concessi gli onori della folla, per te non ci fu ne lutto ne funerale ma disprezzo e vergogna. Tante lacrime e tanti silenzi. Ad Agrigento la mia, la nostra città, così come in tante altre di questo territorio rinnovando antiche tradizioni, ricordando la tua passione e morte, abbiamo unito negli anni scorsi ai momenti liturgici manifestazioni esteriori della pietà.

In verità lo dobbiamo riconoscere, a volte nel celebrarle abbiamo corso il pericolo di vedere sempre più sbiadire la pietà del popolo, preferendo manifestazioni di folklore vuote di significato. Quest’anno nulla di ciò, solo tanta intimità, dolorosi silenzi e lacrime. Ci sentiamo crocifissi con te signore, e a metterci sul legno un nemico invisibile il coronavirus, ma prima che questo flagello si abbattesse su di noi  credevamo di poter disporre a piacimento delle nostre libertà personali, familiari, sociali fingendo di non sapere che abusare di quanto si possiede ci auto-crocifigge e mette in croce tanti innocenti. È facile piangere sugli altri, ma piangere su stessi è doloroso; non vogliamo vederci per quello che in realtà siamo, le tue lacrime Signore fanno un tutt’uno con le nostre. Sta diventando normale che la libertà sì tramuti in violenza, aumentano le aggressioni verbali e fisiche tra le mura di casa. Relazioni familiari fragili, diventa sempre più difficile guardarci negli occhi, condividere gli spazi, per molti la casa resta solo un parcheggio di breve durata. Eravamo e siamo come isole in piccoli mari, molto è sempre attenti ai social dai quali ormai dipendiamo e che orientano le nostre scelte e la nostra vita, e poi incapaci di accorgerci delle necessità dei più vicini, o di ascoltare il proprio familiare, se non addirittura ci sentiamo infastiditi della sua presenza accanto a noi. Quante scelte diventano dipendenza, ci si ammazza e si ammazza per un gratta e vinci che poi è sempre  un gratta e perdi; ci si gioca la pensione, lo stipendio, e spesso qualcosa in più; si passano giornate davanti agli schermi con dei numeri su quali si punta, difficilmente il numero che compare è il numero giusto poi forse l’ennesima puntata me compare qualcuno e ci si illude nel frattempo quello che era sembrato un gioco Non lo è più è così ti porta via soldi, serenità e affetti.

Quanta violenza e rapina ai danni della natura e della città, deturpare le nostre città non è una bravata, o semplice non curanza è disprezzo per la bellezza e per i cittadini.

Vie trasformate a discarica è un’azione distruttiva, un offesa al dio creatore, un oltraggio alla memoria di chi si è impegnato seriamente perché noi vivessimo meglio di come hanno vissuto le generazioni precedenti.

Quanta libertà trasformata in aggressione nei confronti dei tutori dell’ordine, degli operatori della saluta pubblica, operatori socio sanitari, infermieri  medici 118 e gli operatori sociali, gli insegnanti.

È strano che nella normalità della vita qualche volta siamo capaci di disprezzarli ma poi quando ci sono utili li acclamiamo. Eroi, e questo non solo con loro ma capita anche nei rapporti quotidiani. Quante maschere, quanti pochi cuori.

Siamo crocifissi con te Signore in questo nostro territorio tormentato da vecchi e nuove criticità: protestiamo per la noncuranza della nostra viabilità, ci lamentiamo per il servizio idrico, fognario, della depurazione delle acque, per lo smaltimento dei rifiuti, ma solo ora ci accorgiamo dei tagli fatti alla sanità e l’emergere della povertà nelle quali ingrassano le mafie e le loro associate.

Un territorio incapace di sfruttare le ricchezze che possiede, turismo e agricoltura, diventa sempre più profonda e sanguinante la piaga del lavoro nero, dell’illegalità, questa poi si presenta ai più fragili a chi non ha nulla a chi non ha tutele e neppure voce

In questa notte santa e particolare in cui tanti fratelli negli ospedali o sono inchiodate nelle loro case con te sulla croce del virus o muoiono soli senza nessuna carezza o sguardo di una persona amata, tu avesti quello di tuo madre, non vogliamo dire che sei la nostra ultima spiaggia, nè colui su cui proiettare le nostre paure, ma diciamo con convinzione che Tu sei la nostra speranza la nostra forza anche nella paura è nella morte.

Ridesta in noi la memoria della Pasqua, perché passati i silenzi di questo sabato di passione, non dimentichiamo quanto stiamo vivendo e subendo, e torniamo ad implorare l’alleluia della vita.

Faccio a tutti gli auguri di buona Pasqua, non pensateli inutili, proprio qua vicino a colui che è morto e risorto, sono auguri veri, che ci fanno sperare, che ci fanno dire che morte e male non possono e non debbano vincere. Domani il sole spunterà. Buona pasqua