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Mafia, 4 omicidi di mafia: chiesti 20 anni di reclusione per Daniele Sciabica

Venti anni di reclusione. E’ questa la richiesta del pubblico ministero Alessia Sinatra – al termine della requisitoria di questa mattina – nei confronti di Daniele Sciabica, ex assicuratore di Agrigento, che si era auto -accusato di quattro omicidi di mafia.

Omicidio Antonio Messina


Sciabica riscrive la storia mafiosa della guerra di mafia di Porto Empedocle, assumendosi la responsabilità di quattro omicidi e un triplice tentato omicidio.

La caratura dei personaggi assassinati dà l’idea dell’importanza delle dichiarazioni tenuto conto che Sciabica si è assunto la responsabilità personale di essere stato uno dei sicari di Giuseppe, Antonio, Giuseppe Messina, ossia zio, nonno e padre di Gerlandino, divenuto poi, capo assoluto di Cosa nostra agrigentina. Omicidi per i quali in passato sono state date diverse chiavi di lettura e sui quali Sciabica getta una nuova luce. Le sue dichiarazioni sono state considerate rilevanti dal Pubblico ministero, Emanuele Ravaglioli, della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che lo scorso 18 novembre ha formalmente chiesto il rinvio a giudizio.

Sciabica si è anche auto-accusato del triplice tentato omicidio, vittima tra gli altri, Alfonso “u patataru”, avvenuto nell’86 qualche giorno dopo la strage di Porto Empedocle nella zona di Villaggio Mosè di fronte l’hotel Tre torri e persino dell’omicidio di Pietro Cusumano, un piccolo malavitoso palermitano residente ad Agrigento, trovato morto qualche chilometro prima dell’odierna zona industriale di Agrigento e fino ad oggi ritenuto il ladro dell’autovettura usata per assassinare il giudice Saetta ed il figlio Stefano e per questo ucciso da Cosa nostra per togliere un testimone scomodo (come da sentenza definitiva relativa al processo per l’omicidio Saetta).

La sentenza è attesa per il 6 giugno.