Mafia, clan “Stidda” a Favara, Porto Empedocle e Canicattì: ecco la mappa della Dia

E’ stato pubblicata, sul sito del Ministero degli Interni la relazione semestrale (periodo che va dal 1 gennaio al 30 giugno 2016) della Dia, la Direzione investigativa antimafia.
Vi abbiamo già riferito e continuiamo a farlo con la pubblicazione del documento completo riguardante la provincia di Agrigento.
La relazione fotografa essenzialmente quanto accaduto nell’ultimo biennio nella nostra terra e rispecchia fedelmente quanto questo giornale vi ha narrato nel periodo corrispondente.
Restiamo, tuttavia, fermi su una posizione: mafia agrigentina senza prendere in esame i clan di Canicattì e Favara, ci sembra una mafia monca, parziale, non aderente alla realtà dei fatti e dell’attuale situazione.
La “nobiltà” mafiosa dei canicattinesi che esercitano potere mafioso ad altissimo livello da cento anni e l’operatività e la iper-presenza dei clan favaresi consentono di poter affermare che c’è ancora qualcosa da rivedere nel seppur pregevole lavoro di studio e analisi.
Questo il resoconto integrale del documento della Direzione investigativa antimafia:
Provincia di Agrigento
Nel semestre in esame Cosa nostra agrigentina si presenta, ancora, come un’organizzazione strutturata in modo unitario, in contatto diretto con altri gruppi mafiosi e operativa secondo codici comportamentali arcaici che si perpetuano nel tempo.
Quanto alle aree di influenza, si conferma, per cosa nostra, la presenza di 7 mandamenti e di 41 famiglie, mentre relativamente alla Stidda, sarebbero presenti 8 sodalizi operanti nei comuni di Bivona, Camastra, Campobello di Licata, Canicattì, Naro, Palma di Montechiaro, Favare e Porto Empedocle, non più in aperta opposizione con la principale organizzazione mafiosa.

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