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Ministro Alfano ad Agrigento: ”Separare chi prega da chi spara”

Sacralizzato qualche mese fa il “Pirandello” come tempio del grande teatro, il sindaco Firetto si è trovato dinanzi ad un evento che gli ha scombinato i piani della messa in scena inaugurale.

Un evento che oggi ci costringe  a parlare di una vera e propria inaugurazione della stagione teatrale che non è più quella di “Sogni e bisogni” di Vincenzo Salemme ma della presentazione del recente libro dell’agrigentino ministro degli Interni Angelino Alfano “Chi ha paura non è libero”.

Un titolo che la dice lunga sul clima che stiamo attraversando e che ha rassegnato alla pubblica opinione due frasi chiavi emerse nel corso della presentazione. La prima del cardinale Montenegro quando ha ricordato i “sogni e bisogni” dei dannati della terra che fuggono la povertà e la ferocia dei loro paesi d’origine e l’altra di Angelino Alfano che in uno dei capitoli del suo libro citato ampiamente dal moderatore Giovanni Floris, ha avvertito di “separare chi prega da chi spara”.

Frasi chiave che sono state completate dalla esemplare e dettagliata esposizione del capo della Polizia, Alessandro Pansa, sulle modalità di conoscenza e di movimento organizzativo delle forze dell’ordine e le altre  indicazioni legislative, oltrechè politiche, del deputato Stefano Dambruoso che al suo attivo registra una approfondita conoscenza dell’antiterrorismo, ruolo impegnativo come magistrato che ha svolto dopo essersi trasferito da Agrigento a Milano e poi a Vienna.

E quando ad inizio di presentazione chiediamo a mons. Francesco Montenegro la conferma di una impressione generalizzata e cioè che in questa temperie mondiale il più vero ministro degli esteri sia Papa Francesco, non ci smentisce e precisa: ”Non proprio ministro degli esteri, è l’apostolo che va in giro a portare quella parola di pace e quindi rientra in quello che a lui tocca fare e come vediamo lo sta facendo con coraggio e generosità”.

E come la mettiamo con la proposta del cardinal Bagnasco “embargo planetario per l’Isis”, proposta non ricevuta e irricevibile dall’ipocrisia politica degli Stati che vendono e comprano sottobanco armi e petrolio all’Isis? La risposta di mons. Montenegro è stata: ”La politica purtroppo ha diverse modalità di letture e ognuno tenta di dare la propria lettura. Sta di fatto che questa storia ci vede nel mondo come abitanti di un unico villaggio. Credo che il problema non è c’è l’Isis, c’è l’immigrazione o c’è altro, il problema è soprattutto “io dove sto, da che parte mi metto” perché tante delle cose che succedono mi vedono anche responsabile. Quando disprezzo un altro o approfitto di un altro io sto creando una scissione, una rottura che poi si ripercuoterà senz’altro. Non è questione di paura è questione di atteggiamenti di vita. La paura si può combattere soltanto così, con i valori. Tutti abbiamo paura che possa succedere qualcosa ma tutti dobbiamo trovare il coraggio per fare qualcosa perché se ci chiudiamo e ognuno continua ad aver paura dell’altro così come si fa normalmente è chiaro che queste situazioni  rendano. Non solo, ma io perdo la liberta e minaccio la libertà perché  la libertà significa saper camminare insieme. Se mi difendo e mi chiudo minaccio la mia e altrui libertà”.

Dopo il saluto del sindaco Firetto  che tratteggia le difficoltà ormai decennali delle nostre città nei confronti dell’immigrazione, l’incontro espande in tutte le sue sfaccettature un tema, come si vede, “complesso ed epocale” lo definirà il prefetto Pansa nella sua relazione che informa sulle  moderne tecniche di comunicazione utilizzate dai terroristi che oggi  riescono a dribblare internet coi suoi messaggi tracciabili e che addirittura  preferiscono utilizzare la play station  meno individuabile. Aspetti e conseguenze di una modernità tecnica che Stefano Dambruoso  mette in evidenza per quanto riguarda l’operato legislativo e che obbliga oggi a non procrastinare modifiche ai codici. Preoccupazione è stata manifestata per l’implicita distorsione del pensiero religioso che viene fatta da certo terrorismo di matrice islamica che in questi ultimi mesi si è andato modificando  e che costringe a velocizzare di volta in volta i nostri sistemi di sicurezza e di repressione. Serratissimo il  dibattito culturale e politico cui hanno dato vita i protagonisti sotto l’incalzare delle domande di Giovanni Floris e che troverà nel ministro Alfano una lucida disamina che fa eco alle parole di mons. Montenegro in una efficace mescolanza di etica e politica: ”Se noi dobbiamo esprimere un giudizio dobbiamo constatare che oggi il mondo è meno sicuro  di quello che abbiamo vissuto. Siamo di fronte al bivio libertà-oppressione e dobbiamo essere grati ai  padri, ai nostri nonni che hanno conosciuto le guerre. Grazie a loro oggi abbiamo conosciuto la pace e insieme a questa la democrazia e la libertà. Nessuno di noi ha alcun merito per tutto questo, qualcuno ce l’ha regalata, donata. Oggi abbiamo da dire una cosa molto semplice e cioè che la nostra generazione ha un compito, quello di difendere questa libertà. Una frase terribile ha detto il presidente Hollande: ”Sono stati francesi che hanno ucciso altri francesi” e grazie a Dio non abbiamo avuto fino ad oggi vicende così drammatiche e sono orgoglioso di essere un ministro degli interni in un momento in cui si registra il più grande flusso di profughi dalla fine della seconda guerra mondiale e al tempo di questa grande minaccia terroristica. Noi non possiamo far morire la gente in mare perché siamo popolari e non populisti e sono convinto che la sfida vera ,oggi, sia quello di creare una condizione affinchè l’immigrazione non generi razzismo. La gestione del fenomeno se viene sbilanciata in direzione , diciamo, populista, genera un olocausto del quale dovremmo vergognarci. Sono orgoglioso delle politiche messe in campo con i governi di questa legislatura che hanno messo l’Italia dalla parte giusta della storia.  Sono convinto che questo merito ci verrà riconosciuto dai libri di storia. C’è gente – diceva il cardinale- che insegue il sogno di vivere meglio e tu non puoi stroncare facilmente quel sogno.”

Per la cronaca una simpatica provocazione di Floris ha concluso la serata: “Ministro, ma quando lei e Salvini eravate in Forza Italia cosa vi dicevate?

E Alfano: “Confesso che ci siamo telefonati una o due volte e visti, mi pare, una sola volta. Oggi non c’è simmetria tra me e lui, perché Salvini se parla di me vuol dire che mi pensa. Io no, non lo penso e non parlo di lui ”.