Porto Empedocle, la pistola utilizzata nel tentato omicidio Vasile Cozzo aveva già sparato

La pistola (mai rinvenuta) con cui sono stati esplosi sette colpi calibro 7.65, nell’aprile 2013 per uccidere l’empedoclino Libertino Vasile Cozzo, sarebbe stata già usata precedentemente e avrebbe sparato in altro episodio delittuoso avvenuto a Porto Empedocle.

E’ questa una delle tante circostanze emerse questa mattina nel corso del dibattimento del processo a carico di Giovanni Tuttolomondo, pescivendolo 49enne di Porto Empedocle, accusato del tentato omicidio del cognato nonché di porto illegale di arma da fuoco. La pistola mai rinvenuta con cui – secondo l’accusa sostenuta in aula dal pm Chiara Bisso – Tuttolomondo avrebbe cercato di uccidere Vasile Cozzo.

Questa mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, è comparso il vice-questore aggiunto Cesare Castelli che per circa un decennio ha guidato il commissariato Frontiera di Porto Empedocle.

Il commissario ha riferito tutti i passaggi dell’indagine da cui è scaturito l’odierno procedimento: “Le indagini si sono concentrate subito sul Tuttolomondo per i fatti che erano avvenuti poco prima quali il rogo del suo furgone e una lite con il cognato. Abbiamo provato a rintracciarlo in casa ma non c’era e si è presentato l’indomani da noi in commissariato per denunciare l’incendio del furgone. Per noi in quel momento era sospettato del tentato omicidio anche perché risultato positivo allo stub (presenza di polvere da sparo sulle mani) e lo abbiamo arrestato”.

Due telecamere che insistono all’interno dell’area portuale avrebbero ripreso – seppur non nitidamente – la scena come ha spiegato il dirigente: “Dalle immagini si vede uno scooter con a bordo due persone avvicinarsi in quella parte del molo e sporgersi da una ringhiera. Per noi è quello il momento in cui vengono esplosi i colpi di arma da fuoco. Il tutto è durato meno di trenta secondi.”

La presenza di una seconda persona ha di fatto comportato una integrazione di indagine con intercettazioni a carico di Tuttolomondo sia tramite ambientali nel carcere che con le classiche intercettazioni telefoniche. Vasile Cozzo, che rimase ferito agli arti inferiori, riuscì a mettersi in salvo trovando riparo sotto un’auto. Una volta portato in ospedale per le cure mediche del caso riuscì a scappare dal San Giovanni di Dio di Agrigento salvo poi essere rintracciato in quel di Bolognetta.

L’imputato è difeso dall’avvocato Salvatore Pennica mentre la parte civile è rappresentata dall’avvocato Raimondo Tripodo.

Si torna  in aula il 18 novembre.