Le famiglie mafiose dell’agrigentino avevano messo gli occhi sui lavori del costruendo rigassificatore di Porto Empedocle. Un’opera duramente contestata dagli ambientalisti che avrebbe invece gia’ suscitato le “attenzioni” delle cosche. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo lo provano alcune intercettazioni ambientali tra il presunto capomafia di AGRIGENTOAntonino Iacono e il suo omologo di Porto Empedocle Francesco Messina, anche se il Gip non ha condiviso del tutto le conclusioni dei Pm. I due boss avrebbero discusso della “messa a posto” di diverse imprese, tra le quali la “Save”, alla quale sono stati affidati i lavori del rigassificatore, indicata genericamente come “quella di Casteltermini” in ragione della della sua sede legale. Ed avrebbero parlato anche di un “segnale” – la classica intimidazione – da lasciare sopra uno dei mezzi dell’impresa. E’ quanto emerge dall’operazione antimafia della Polizia, denominata “Icaro” sfociata nell’esecuzione di 13 misure cautelari: 6 in carcere, 3 ai domiciliari e 4 obblighi di presentazione in commissariato.