Totò Cuffaro libero: “Il carcere non mi ha impedito di amare la Sicilia”

Totò Cuffaro viene accarezzato dal fratello Silvio

Torna in libertà l’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro dopo essere stato in carcere per 4 anni e 11 mesi. Cuffaro è uscito dal carcere di Rebibbia a Roma. “E’ bello respirare la libertà. Oggi posso dire di aver superato il carcere”, queste le prime parole dell’ex governatore. “La politica attiva, elettorale e dei partiti è un ricordo bellissimo che non farà parte della mia nuova vita. Ora ho altre priorità. Ho amato la politica e non rinnego nulla di ciò che ho fatto – ha aggiunto – non mi sento tradito”.

Cuffaro non è uscito dall’ingresso principale del carcere di Rebibbia ma da quello dell’Aula Bunker in via del Casale di San Basilio. L’ex governatore della Sicilia aveva con sè degli scatoloni che contenevano lettere ricevute durante il suo periodo di detenzione. “Ho ricevuto 14 mila lettere – spiega – sono parte della mia vita. Le terrò con me”. Ad aspettarlo fuori dal carcere il figlio e i fratelli  Silvio e Giuseppe. “Non credo la Sicilia sia cambiata in meglio. Io credo che Vecchioni abbia detto una cosa con amore. Forse non lo sa Crocetta ma pure questo è amore”. L’ex governatore della Sicilia continua: “La Sicilia, la nostra terra, è straordinaria, bellissima e merita di essere servita. Quello che vedo nella politica di oggi in Sicilia è poco amore per le cose che si fanno. Quando non ci sono ideali la politica rischia di essere sterile e inumana. E’ diventata cattiva la politica di ora”.

Totò Cuffaro, intervista appena uscito da Rebibbia

Poi, commosso, prosegue: “Vado da mia madre che ha 92 anni e non mi hanno permesso di vederla. Uno Stato che vuole rieducare un detenuto – ha aggiunto – può dire ‘siccome ha l’arteriosclerosi sarebbe un incontro svuotato di ogni contenuto di umanità?’ Io che credo che uno Stato questo non debba dirlo e soprattutto non debbano dirlo quelli che amministrano la giustizia per conto dello Stato”.

Totò Cuffaro appena uscito da Rebibbia con gli avvocati Maria Brucale e Marcello Montalbano

“Credo che io abbia il dovere di continuare ad occuparmi dei detenuti e di seguire le vicende delle carceri perchè possano diventare più umane e vivibili. Vivendo in questi anni dentro una cella insieme ad altri ho capito quanto è importante non sentirsi abbandonati e dimenticati. Poi andrò in Africa nell’ospedale che ho fatto costruire quando ero presidente della Regione. La società Motherworld Foundation che lo ha in gestione mi ha contattato in questi ultimi mesi ed abbiamo organizzato la mia esperienza di medico volontario in Africa che farò non appena avrò sistemato alcune vicende della mia famiglia”. “Non era scontato che riuscissi a superare il carcere. Non era semplice farcela tenendo sana la mente ed integro il cuore. Il carcere non è un posto normale, ti toglie il fiato e tante altre cose, però non è riuscito a togliermi l’amore della mia famiglia. E non mi ha impedito di amare la mia Sicilia e il nostro Paese. Se ce l’ho fatta lo devo al mio senso delle istituzioni, al rispetto che ho sempre avuto per la giustizia e alla fede che mi ha sempre accompagnato in questi anni difficili – spiega – Ho lasciato fuori le mura qualsiasi tipo di risentimento. Sono un cattolico e il perdono è una delle cose più importanti”.

Totò Cuffaro in auto col fratello Giuseppe