Blitz contro clan Laudani a Milano: è agrigentina la dirigente comunale arrestata

Prosegue l’inchiesta denominata “Operazione security” della Dda di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, su una presunta associazione per delinquere legata alla cosca mafiosa Laudani che si sarebbe infiltrata in appalti della Lidl e in una società di security che si occupa anche di vigilanza nel Tribunale milanese.
A finire nelle maglie della giustizia anche un’agrigentina, funzionaria del Comune di Milano, Giovanna Rosaria Maria Afrone, responsabile del Servizio gestione contratti trasversali, colei cioè che gestisce gli appalti sotto soglia.
Lei, secondo l’ordinanza, vorrebbe essere trasferita al settore bilancio della Provincia e nello stesso tempo ottenere il passaggio della cugina al settore informatico di Palazzo Marino. In cambio, si prospetterebbe l’assegnazione di un appalto di 40 mila euro per la pulizia delle scuole del Comune alle aziende di Emanuele Micelotta.
Afrone è finita ai domiciliari. Il Comune l’ha sospesa dall’incarico e anche l’appalto, ancora in corso di valutazione, è stato bloccato. Afrone, già in passato (epoca Albertini-Moratti), era stata coinvolta in un’inchiesta sulle timbrature false dei cartellini, aveva patteggiato ed era stata sospesa per 6 mesi dal servizio per poi rientrare nelle sue funzioni.
Nel dettaglio, come scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare riguardante la posizione di
Giovanna Afrone, Domenico Palmieri, Emanuele Micelotta, i tre sono indagati perché, in concorso con persone non identificate, Afrone, quale dipendente del comune di Milano, in violazione del
principio di imparzialità amministrativa, prometteva a Palmieri Domenico di affidare alle imprese di Micelotta appalti del comune di Milano a fronte dell’impegno di Palmieri (destinatario della remunerazione di € 1000 mensili da parte di Micelotta, Politi e Alecci) di farle ottenere un posto di lavoro presso il settore bilancio della Provincia di Milano nonché il trasferimento della cugina Russello Valentina al settore informatico del Comune di Milano. Con l’aggravante derivante dal fatto che il fatto corruttivo ha per oggetto la stipulazione di contratti con l’amministrazione alla quale appartiene Afrone Giovanna. Per Micelotta con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire l’associazione mafiosa facente capo alla famiglia Laudani.
Giovanna Afrone – in Comune dal 2002 – è stata condannata per truffa aggravata nel 2004 (dopo aver timbrato oltre 300 volte l’ingresso, salvo poi allontanarsi dall’ufficio e per aver dichiarato straordinari in realtà mai effettuati, intascandosi 4 mila 500 euro) e per «violenza privata continuata», avendo costretto un funzionario e una dipendente dell’Ufficio personale – venuti a conoscenza delle irregolarità – a non de­nunciare l’accaduto. Dopo una sospensione dal servizio per 6 mesi (febbraio – luglio 2008) negli anni è persino salita di grado, fino a ricoprire una posizione organizzativa come responsabile della Gestione dei contratti trasversali con Convenzioni centrali di committenza. Tra i suoi compiti anche quello di gestire i rapporti con l’Anac.

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