Blitz Polis, patto politico con la mafia, arrestati ex sindaco e boss: i dettagli (foto e video)

Francesco Alesci, Calogero Attardi, Giuseppe Attardi, Salvatore Ficarra, Giancarlo Giugno, Francesco La Rosa, Giuseppe Mangione, Salvatopre Mangione, Francesco Spatola


Nelle prime ore di stamane la Polizia di Stato di Caltanissetta ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare per i reati di associazione di tipo mafioso e scambio elettorale politico – mafioso emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Direzione distrettuale Antimafia.
Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile unitamente a quelli del Commissariato di P.S. di Niscemi e Gela, hanno permesso di accertare che appartenenti all’organizzazione mafiosa “Cosa nostra” di Niscemi e di Gela si incontravano in aperta campagna per discutere degli accordi politico-mafiosi. Nell’inchiesta coinvolti anche soggetti politici di Niscemi, tra cui ex amministratori di quel comune.
Le persone colpite dal provvedimento del Gip sono: Giancarlo Lucio Maria Giugno 58 anni, detenuto presso casa circondariale di Terni; Salvatore Ficarra 47 anni; Francesco Spatola 53 anni; Francesco Alesci 48 anni; Francesco La Rosa 54 anni; Calogero Attardi, inteso Carlo, 31 anni; Giuseppe Attardi 54 anni; Salvatore Mangione 47 anni; Giuseppe Mangione 44 anni.
Calogero Attardi
Francesco Alesci
Francesco La Rosa
Francesco Spatola
Giancarlo Giugno
Giuseppe Attardi
Giuseppe Mangione
Salvatore Mangione
Salvatore Ficarra

In particolare: Giancarlo Lucio Maria Giugno, Salvatore Ficarra, Francesco Spatola e Francesco Alesci sono accusati di associazione di tipo mafioso, per aver fatto parte, della associazione denominata “cosa nostra”. Francesco La Rosa,Calogero Attardi, inteso Carlo, Giuseppe Attardi, Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione di scambio elettorale politico-mafioso in concorso.

Prima di entrare nel vivo delle risultanze investigative che hanno portato alla emissione delle suddette misure cautelari, pare opportuno ricordare che già il Comune di Niscemi, il 18 luglio 1992, dopo la sindacatura di Paolo Rizzo, cognato del boss Giancarlo Giugno, venne sciolto per infiltrazioni mafiose. A conferma dello stretto interesse mostrato dai mafiosi niscemesi per la politica, anche per le elezioni amministrative del maggio 2012, il reggente la consorteria mafiosa niscemese Giugno Giancarlo, tornato in libertà l’11 marzo 2010, ancora una volta manifestava il suo interesse per i nuovi equilibri politici locali ed un particolare attivismo nel periodo di piena campagna elettorale.

All’esito di complesse indagini finalizzate al contrasto dell’organizzazione criminale denominata “cosa nostra”, in territorio di Niscemi, emergeva, nel periodo antecedente, coevo e successivo alle elezioni amministrative del Comune di Niscemi del 6 -7- maggio 2012 e del successivo ballottaggio del 20-21 dello stesso mese di maggio, l’interessamento di Cosa nostra, in primis del boss niscemese Giancarlo Giugno, attualmente detenuto, all’elezione a sindaco di La Rosa Francesco, già consigliere comunale, consigliere provinciale ed assessore al comune di Niscemi, nonché all’elezione di Calogero Attardi, iscritto alla lista civica del La Rosa, a consigliere comunale. A tali elezioni era interessato anche Alessandro Barberi, all’epoca reggente di Cosa nostra operante a Gela e rappresentante provinciale, il quale, non solo si incontrava segretamente col Giancarlo Giugno, essendo entrambi sottoposti alla misura della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza, ma manteneva i contatti con quest’ultimo anche per il tramite dei suoi cognati, tutti residenti a Niscemi, ovvero Salvatore Ficarra e Francesco Spatola.
Al riguardo, bisogna necessariamente premettere che Giugno, da sempre, è stato attivo in politica, nelle fila della Democrazia Cristiana, tanto da rivestire il ruolo di consigliere comunale del Comune di Niscemi nel 1991, anno in cui veniva arrestato a Genova per aver favorito la latitanza del boss gelese Alessandro Barberi. Era lo stesso Giancarlo Giugno a spiegare, in alcune sue dichiarazioni, il suo ruolo di ambasciatore all’interno dell’organizzazione criminale mafiosa nissena ed alla usa ingerenza nella vita politica locale e provinciale. Anche le dichiarazioni del collaboratore Ciro Vara e quelle dei collaboratori di giustizia gelesi Massimo Carmelo Billizzi e Emanuele Celona confermavano il ruolo di collettore tra mafia e politica di Giancarlo Giugno.
I risultati dell’attività tecnica sviluppata durante le giornate delle elezioni, sia al primo turno che al turno del ballottaggio, e nel periodo successivo, confermano l’interesse della consorteria mafiosa al risultato elettorale e la soddisfazione per il risultato ottenuto e facevano emergere, con chiarezza, quale fosse stato l’impegno assunto dai politici in cambio della promessa dei mafiosi di appoggiare le candidature dell’Attardi e della sua lista di appartenenza: a fronte della promessa di assicurare la raccolta dei voti, si assicurava la corresponsione di somme di denaro, l’assunzione dell’elettore amico alle dipendenze di società di Giuseppe Attardi, padre del candidato Calogero Attardi, la possibilità della acquisizione di lavori in comune, grazie a turbativa delle relative gare, la acquisizione di commesse e lavori tramite l’intervento o l’aiuto di Giuseppe Attardi.
Le indagini hanno, perciò, evidenziato che la lista La Rosa sindaco, non solo si è avvalsa dell’aiuto dei mafiosi per la raccolta del consenso elettorale, ma ha anche “comprato” il voto degli elettori: somme di denaro in contanti per ogni voto (si fa riferimento al prezzo di Euro 100,00 per ogni voto) e promette l’assunzione presso le società di Giuseppe Attardi.
E’ altresì emerso che Francesco La Rosa ha corrisposto, o ha promesso di erogare, la somma di 10.000 euro anche per avere quale candidato in lista proprio la sorella di Salvatore Ficarra, parente di Alessandro Barberi. Inoltre dalle intercettazioni emergeva che Calogero Attardi inteso Carlo si volesse accaparrare voti a sostegno della propria campagna elettorale elargendo promesse di posti di lavoro, in cambio di voti, nelle aziende riconducibile al padre Giuseppe. Anche il sindaco Francesco La Rosa elargiva promesse di lavoro in cambio di voti.
Le indagini facevano ancora emergere, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative del comune di Niscemi, un costante attivismo da parte dei sodali di Cosa nostra Salvatore Ficarra e Francesco Spatola, che si concretizzava nel contattare svariate persone residenti a Niscemi al fine di procurare voti al loro candidato consigliere, ossia Calogero Attardi, inteso “Carlo” o “giacchiteddra” originario di Gela, che si presentava nella Lista civica La Rosa, a chiaro sostegno del candidato sindaco Francesco La Rosa. In particolare, in piena campagna elettorale, gli incontri tra Salvatore Ficarra e Giancarlo Giugno erano frequenti e le intercettazioni facevano emergere come Ficarra si prodigasse anche a far incontrare personalmente Calogero Attardi e Giuseppe Mangione con Giancarlo Giugno con il chiaro intento di concordare l’appoggio politico che cosa nostra avrebbe dovuto dare nelle vicine elezioni amministrative comunali. Inoltre Salvatore Ficarra aveva fatto più volte da spola tra Niscemi e Gela, svolgendo il suo compito di “postino” tra i due boss di Cosa nostra Giancarlo Giugno ed Alessandro Barberi che, a riprova del suo interessamento per l’elezione dei candidati La Rosa e Attardi, veniva informato in tempo reale della vittoria politica poi conseguita dal La Rosa e da Calogero Attardi.
Altri soggetti niscemesi che si sono impegnati spasmodicamente nella campagna elettorale dell’Attardi sono stati i fratelli Giuseppe e Salvatore Mangione, nonché Francesco Alesci factotum del Giugno e Alberto Musto, già uomo di fiducia del boss niscemese e futuro reggente la consorteria mafiosa locale (dopo l’arresto del Giugno) e arrestato nel gennaio del 2014 nel corso dell’operazione “Fenice” unitamente anche al boss gelese Barberi. Il fatto che i due boss di cosa nostra, Giugno e Barberi, e i cognati di quest’ultimo abbiano “avuto a cuore” la candidatura nonché l’elezione a consigliere comunale di Calogero Attardi nonché l’elezione a sindaco di Francesco La Rosa non poteva non ritenersi finalizzata ad un progetto di infiltrazione mafiosa nelle rappresentanze istituzionali che si accingevano ad essere elette al Comune tramite un cosiddetto volto pulito della politica locale, vedendo impegnate le due storiche vicine consorterie mafiose di Gela e Niscemi.
Come emerso chiaramente dalle attività tecniche cosa nostra raggiungeva il suo obiettivo. Francesco La Rosa veniva eletto, nella lista civica “La Rosa sindaco”, sindaco di Niscemi con 7377 voti nel successivo ballottaggio del 20/21 maggio 2012. Francesco La Rosa ha ricoperto la carica di sindaco per tutta la durata della legislatura, essendo stato da ultimo scalzato nelle recentissime elezioni dell’11.6.2017 e del successivo ballottaggio del 25.6.2017. L’ex sindaco Francesco La Rosa riveste attualmente la carica di consigliere comunale, spettante di diritto in quanto sconfitto al ballottaggio per le elezioni a sindaco del mese di giugno 2017. Si ricorda che Francesco La Rosa faceva già parte della Giunta Comunale nel 2004 quando l’Ente venne sciolto per infiltrazione mafiosa. Attardi Calogero veniva eletto, nella lista civica “La Rosa Sindaco”, consigliere comunale con 356 voti, risultando essere primo eletto dei consiglieri della propria lista. Oltre alla carica di consigliere comunale, lo stesso ha anche rivestito, nella precedente legislatura, dal 2015 al 2017, la carica di assessore ai Lavori pubblici del Comune di Niscemi. Circa due mesi fa Calogero Attardi si dimetteva dal Comune di Niscemi per prepararsi alla candidatura in ambito regionale. Nella ditta del padre di Attardi risultavano poi assunti, dopo le elezioni, 67 niscemesi tra cui anche Salvatore Ficarra.
Raggiunto l’obiettivo, i boss mafiosi, Giugno e Barberi, esprimevano la loro soddisfazione per il risultato elettorale e si complimentavano con i referenti politici, si incontravano con Giuseppe Mangione, persona di fiducia di Calogero Attardi; in particolare Alessandro Barberi si incontrava, in più occasioni, proprio con quest’ultimo, grazie all’intermediazione di Salvatore Ficarra, sempre particolarmente attivo nell’assicurare le comunicazioni tra i due mafiosi e i candidati appena eletti o i loro fiduciari. Alessandro Barberi, addirittura, “batteva cassa” per l’apporto decisivo di Cosa nostra nelle elezioni in Niscemi e si muoveva per ottenere da Attardi delle somme di denaro, in particolare prima 20.000 euro e quindi altri 22.000.
Dopo le elezioni, Calogero Attardi veniva cercato anche da altri esponenti mafiosi i quali sollecitavano l’assunzione di propri amici presso la società del padre; così Francesco Cantaro sollecitava Alberto Musto a sentire l’amico Attardi per verificare la possibilità di un’assunzione.
Si precisa che non veniva spiccata misura cautelare all’indirizzo di Barberi e Musto perché già arrestati, in ordine al reato di associazione mafiosa, in data 22.01.2014, nell’ambito dell’operazione “Fenice”, ritenendo il Gip assorbito in detta fattispecie di reato quella del 416 ter, in quanto le condotte criminali contestate sono antecedenti alla nuova previsione normativa dello scambio di voti.
Per ultimo, si ricorda che Calogero Attardi nel 2015 ha denunciato più episodi intimidatori che, alla luce di queste indagini, devono essere letti con una chiave di lettura diversa slegata da “Cosa nostra”; medesima considerazione vale anche per episodi intimidatori denunciati da un altro assessore comunale di quella consiliatura.

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