Le dichiarazioni dei pentiti: ecco chi è “Ninu U Giardinisi”, ritenuto capo della famiglia di Agrigento

Antonino Iacono, alias “Ninu U Giardinisi”  è uno dei personaggi di maggiore caratura mafiosa con numerose fatti di mafia che lo vedono protagonista e che, per questo motivo, consentono di poter affermare che lo stesso sia ancora oggi uno degli esponenti mafiosi di spicco della consorteria mafiosa agrigentina, anche alla luce delle investigazioni effettuate in questo procedimento penale attraverso le quali si è accertato un ruolo di assoluta centralità del soggetto in questione. Nel periodo dell’indagine, “Ninu U Giardinisi” ha rivestito la carica di “capo della famiglia di Agrigento”, e ha altresì dimostrato di ricoprire un ruolo di vertice, essendo emersa dalla attività di indagine la sua decisiva “influenza” anche sulle “famiglie” di Porto Empedocle, Cianciana, e Montallegro; dalle attività tecniche nella sua proprietà rurale, sono state registrate delle conversazioni ambientali aventi ad oggetto dinamiche interne all’organizzazione mafiosa e la “messa a posto” di alcuni imprenditori operanti nel settore edile ed alimentare. Nel tempo, egli ha collezionato pregiudizi penali di tutto rispetto: è stato tratto in arresto nel Marzo del 1998 per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, nell’operazione “Akragas” riportando una condanna ad anni 8 di reclusione, con sentenza definitiva. Dopo aver scontato la pena, Ninu U Giardinisi veniva sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di residenza.

Moltissimi sono i pentiti che, nel corso degli anni e delle varie dichiarazioni, hanno dato un contributo decisivo per delineare, in maniera approfondita, la figura di Iacono.

Uno dei primi a rendere tali dichiarazioni fu Pasquale Salemi, di Porto Empedocle, che descrivere “U Giardinisi” come uomo d’onore di Giardina Gallotti, divenuto tale anche prima del Salemi. Quest’ultimo, in una deposizione risalente all’estate del 1997, dichiara : “Mi risulta che abbia commesso diversi omicidi anche se si tratta di delitti consumati molti anni fa. Così ricordo l’omicidio di tale “Peppe malacalidda” di Aragona. Il cognome di questi se mal non ricordo era Buscemi. Al comando omicida parteciparono oltre allo Iacono, Giulio Albanese detto “panzachiatta” e Giuseppe Putrone.. Il delitto venne commesso in una campagna vicino ad Aragona. Altro duplice omicidio commesso dallo Iacono è quello consumato sul fiume Platani tra Campofranco e Milena nel quale rimasero vittime due persone: suocero e genero. Detto omicidio venne commesso per fare una cortesia al boss di Campofranco, La Mattina.”

Un altro “illustre” collaboratore di giustizia, che rilascia dichiarazioni su Iacono, è Giuseppe Croce Benvenuto, di Palma di Montechiaro, uno dei fondatori del movimento stiddaro. Croce Benvenuto, in una deposizione risalente al 1993, racconta come “U Giardinisi” fosse finito nel mirino della stidda e designato prossimo obiettivo in quanto uomo di spicco della fazione opposta.

Anche Giulio Albanese, detto “Panzachiatta”, appartenente alla famiglia mafiosa di Porto Empedocle e, successivamente al suo arresto, divenuto collaboratore di giustizia, racconta un aneddoto riguardante il tentato omicidio di Filippo Panarisi : . Un paio di giorni prima, io e Gerlandino Messina ci siamo incontrati con Antonino Iacono detto “u Giardinisi” nella piazza principale di Realmonte, luogo che noi chiamiamo “Carricacina”.  In questa occasione si decide che, dopo l’omicidio di Panarisi, U Giardinisi sarebbe andato a recuperare l’auto usata e le armi nel luogo in cui le avremmo lasciate. Mi risulta che poi effettivamente Iacono andò a prelevare 1’auto e le armi perché me lo confermo lui stesso successivamente. Buttò 1’auto in una scarpata e le armi le porto a Gerlandino Messina a Porto Empedocle un paio di giorno dopo”.

Ed ancora ulteriori elementi nei confronti di Antonino Iacono circa la sua appartenenza alla famiglia mafiosa di “Giardina Gallotti” sono stati forniti direttamente dal collaboratore di giustizia Franco Cacciatore che, tra il 2011 ed il 2012  afferma:  “Nino u giardinisi e  suo genero Giuseppe erano altri soggetti cui ci si poteva rivolgere per contattare Gerlandino Messina durante la sua latitanza. Ciò so in quanto mentre ero latitante nella zona sotto Montaperto, ho incontrato Nino Iacono che è di Realmonte ma abita a Giardina Gallotti ed era venuto da me a chiedermi soldi per il matrimonio della figlia; io gli dissi di rivolgersi a Gerlandino ma lui mi disse di avere già contattato Gerlandino; in quella occasione mi disse anche di non chiedere il pizzo al titolare della fabbrica di laterizi che si trova vicino il cimitero di Agrigento in quanto lì lavorava suo figlio e, quindi, lui avrebbe fatto brutta figura e di non andare nemmeno da Pullara che realizza bitume per l’asfalto delle strade in quanto, a suo dire,  interessava ad altri ed io gli dissi che non avevo chiesto estorsioni a nessuno dei due.

Si offrì anche di aiutarmi nella mia latitanza ma io rifiutai.”