Mafia, 17 arresti al Borgo Vecchio: i commercianti collaborano, 16enne usato per riscuotere “pizzo” (ft e vd)

Duro, ennesimo colpo al mandamento di Borgo Vecchio. I carabinieri di Palermo hanno arrestato 17 persone, ritenute a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.

Le indagini sono la prosecuzione delle operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, quali Pedro (luglio 2011), Hybris (dicembre 2011), Panta Rei 1 e 2 (dicembre 2015 e novembre 2016), ed ha permesso la disarticolazione dell’attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attivita’ di intercettazioni audio/video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del sodalizio criminoso.

Arresti al Borgo vecchio
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: il libro mastro
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni
Arresti al Borgo vecchio: intercettazioni

Il Mandamento di Borgo Vecchio, fortemente indebolito con l’operazione odierna del Nucleo Investigativo di Palermo, è sicuramente uno dei più attivi all’interno del panorama mafioso del capoluogo: una roccaforte storica situata al centro di Palermo, una cosca ancorata per metà alle vecchie tradizioni ma che non disdegna di fiutare ogni possibile affare: droga, armi, intestazioni fittizie di beni, estorsioni.

Proprio quest’ultime, da quanto emerso dalle indagini, rappresentano tutt’oggi lo strumento usato con maggiore frequenza per, ad esempio, sostenere le famiglie dei carcerati, una spesa sempre più grossa. Quello che un tempo era il regno dei Tantillo oggi – emerge dall’indagine – era roba di Elio Ganci. Quest’ultimo, scarcerato lo scorso novembre, era stato incaricato di reggere le sorti del mandamento e attuare una specie di spending review all’interno della cosca: bisognava rimettere tutti in riga, a partire dai commercianti che dovevano pagare. Il clan usava addirittura una promessa del mondo criminale: un ragazzino di appena 16 anni incaricato di riscuotere il “pizzo” dai commercianti.  E’ stata proprio la ribellione di 18 di essi – che hanno confermato le pressioni subite – a far scattare l’operazione e incastrare le 17 persone organiche al clan: sono accusate di estorsione, tentato omicidio, associazione mafiosa.

Il provvedimento firmato dal gip Filippo Serio riguarda sono finiti: Fabio Bonanno, Domenico Canfarotta, Cristian Cinà, Domenico Consiglio, Salvatore e Marcello D’Amico, Giuseppe la Malfa, Nunzio La Torre, Gianluca Lo Coco, Luigi Miceli, Salvatore e Francesco Russo, Antonino Siragusa, Massimiliano Tabbita, Mimmo Tantillo e Domenico Tarallo.

Antonino Siragusa
Antonino Tarallo
Cristian Cinà
Domenico Canfarotta
Domenico Consiglio
Domenico Tantillo
Elio Ganci
Fabio Bonanno
Francesco Russo
Gianluca Lo Coco
Giuseppe La Malfa
Luigi Miceli
Marcello D'Amico
Massimiliano Tabbita
Nunzio La Torre
Salvatore D'Amico
Salvatore Russo

E’ stato anche ritrovato il “libro mastro” dove erano appuntate tutte le richieste estorsive.

Le carte dell’indagine raccontano molto altro: ad esempio di una sparatoria avvenuta nella piazza centrale del quartiere di Borgo Vecchio, tra i Tantillo ed i componenti della famiglia di Francesco Russo che, dal 2006 al 2008, aveva retto quell’articolazione mafiosa e intendeva, di fatto, riprenderne le redini. Nella circostanza le due fazioni si contrapposero attraverso l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco: la gravità ed il clamore pubblico suscitato dalla vicenda aveva indotto Paolo Calcagno (reggente pro tempore del mandamento mafioso di Porta Nuova, attualmente detenuto) ed altri esponenti apicali del clan ad intervenire immediatamente nei confronti di Francesco Russo, che sarebbe stato allontanato dal quartiere qualora non avesse rispettato le gerarchie dell’epoca.

Regole. Come quelle infrante da una presunta banda di rapinatori che – nel giugno 2011 in barba a qualsiasi autorizzazione del clan – misero a segno un colpo all’interno di una villa ferendo con colpi di arma da fuoco il proprietario. I “picciotti” del clan individuarono i rapinatori e li picchiarono.