Mafia, operazione “GoodFellas”: così si imponeva il pizzo, 8 arresti (ft e vd)

Operazione antimafia della Polizia di Stato in provincia di Enna.
Sgominata un’organizzazione che controllava il territorio a Leonforte e Agira attraverso il racket delle estorsioni, vittime commercianti e imprenditori di frequente intimiditi e danneggiati. Gli agenti hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare, nell’ambito dell’operazione denominata “GoodFellas”.
In carcere sono finiti: Salvatore Seminara, 71 anni, originario di Mirabella Imbaccari, attualmente detenuto, indicato come capo di Cosa nostra per la provincia di Enna; Natale Cammarata, 24 anni, di Agira; Walter Frasconà, 34 anni, di Leonforte, guardia particolare giurata; Salvatore Oglialoro, 51 anni, di Leonforte; Antonino Scaminaci, 33 anni, di Agira. Mentre, sono agli arresti domiciliari Angelo La Ferrara, 52 anni, di Leonforte, titolare di un’autoscuola; ad Antonino Lambusta, 54 anni, di Valguarnera Caropepe; Alessandro Trovato, 54 anni, di Troina.

Alessandro Trovato

Alessandro Trovato
Angelo La Ferrara
Antonino Lambusta
Antonino Scaminaci
Natale Cammarata
Salvatore Oglialoro
Walter Frasconà
Salvatore Seminara

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Procura distrettuale antimafia nissena. Le indagini, condotte dai poliziotti della sezione “antidroga e crimine diffuso” della Squadra mobile e del Commissariato di Leonforte, hanno consentito di fare luce sui ruoli e le dinamiche di un’organizzazione criminale tipicamente verticistica che aveva visto il boss Salvatore Seminara, attraverso suoi referenti, “arruolare” tra le fila dell’associazione numerosi affiliati in grado di operare nei territori di riferimento, nei comuni di Leonforte ed Agira.
In particolare, Seminara, tornato in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare (dopo una condanna in primo e secondo grado, e un annullamento con rinvio di quest’ultima sentenza da parte della Cassazione per motivazioni procedurali) nel luglio del 2013, secondo quanto emerso dalle indagini, riprese il controllo della famiglia mafiosa di Enna e ‘autorizzò’ la costituzione a Leonforte del gruppo che faceva capo a Giovanni Fiorenza.
A quest’ultimo fu affidato il territorio compreso tra Leonforte e Catenanuova (area, quest’ultima, all’epoca, sotto il controllo del clan Cappello di Catania). E l’investitura avvenne alla presenza di Salvatore Cutrona, ucciso a Ramacca in un agguato mafioso, il 5 aprile del 2015.
Dopo l’arresto di Fiorenza nel settembre del 2013, “Cutrona divenne il gestore per conto di Seminara – spiegano gli investigatori – anche di tutta l’area Nord della provincia di Enna, comprensiva dei comuni di Leonforte, Agira, Nicosia e aree limitrofe, fino alla sua uccisione”.
Al suo fianco si affermarono figure come Walter Frasconà, nipote e stretto collaboratore di Cutrona, Salvatore Oglialoro e Giuseppe Arcaria per Leonforte, Antonino Scaminaci per Agira che dopo l’omicidio di Cutrona ne presero il posto rispondendo direttamente a Seminara.

Nel dettaglio, come da capo di imputazione:
SEMINARA Salvatore, OGLIALORO Salvatore, FRASCONA’ Walter, SCAMINACI Antonino
A) In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III e IV, perché, unitamente a CUTRONA Salvatore, ucciso il 5.4.2015, facevano parte dell’associazione denominata “Cosa Nostra”, specificamente della famiglia costituita a Leonforte, e operante nei comuni di Leonforte, Agira, Assoro ed in altre aree limitrofe ai predetti centri della provincia, già costituita e diretta da SEMINARA Salvatore e da FIORENZA Giovanni, arrestato nel settembre 2013 e tutt’ora detenuto – strutturata in organismi territoriali costituiti dalle “Province”, a loro volta articolate in “famiglie” operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, furti, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sè e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante per tutti, dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonché di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Con l’aggravante, per SEMINARA Salvatore, di cui all’art. 416 bis 2° comma c.p., per aver promosso e organizzato l’associazione, assumendo la direzione della predetta famiglia
Con l’aggravante dell’art. 61 n. 9 c.p., per FRASCONÀ Walter di aver commesso il fatto con abuso dei poteri e violazione dei doveri di G.P.G., incaricato di compiti di vigilanza nel territorio ennese e centri limitrofi.
Con l’ulteriore aggravante dell’art. 99 co I, II, III, IV e V c.p. della recidiva specifica, infraquinquennale e reiterata per SEMINARA Salvatore
Con l’ulteriore aggravante per SEMINARA Salvatore di cui all’art. 71 D.L.vo 6 settembre 2011, n. 159 per aver posto in essere la condotta mentre era sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S., con obbligo di soggiorno, della durata di anni 2 (due anni), applicata con decreto n. 19/09 R.G. M.P. e n. 8/10 R.D. emesso dal Tribunale di Enna – sezione misure di prevenzione – in data 15/03/2010, notificato il 16/04/2010, misura di prevenzione terminata in data 19/07/2015.
Accertato in provincia di Enna per SEMINARA Salvatore dal luglio 2013 fino all’aprile 2016; per gli altri da epoca antecedente e prossima alla fine del 2014 fino all’aprile 2016.
OGLIALORO Salvatore, SCAMINACI Antonino
B) In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro e con CUTRONA Salvatore, deceduto, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, con violenze, consistite nel recare gravi danni alla villa di campagna di un soggetto di Leonforte, nonché con minacce, implicitamente derivanti dall’appartenenza alla predetta organizzazione mafiosa e dalla forza intimidatrice della stessa, ed esplicitatesi nel lasciare, nella stessa circostanza del danneggiamento, tre bottiglie contenenti liquido infiammabile e quattro cartucce inesplose presso la predetta villa, alludendo così all’intento di cagionare gravi nocumenti ai beni della vittima nonché alla incolumità personale dello stesso e dei suoi familiari, se non si fosse “messo in regola” con l’organizzazione mafiosa dagli stessi rappresentata, mediante il pagamento periodico di somme di danaro, costringevano l’uomo, dopo essere entrati in contatto personale con lo stesso, a corrispondere periodicamente somme di danaro non meglio quantificabili, procurandosi così un ingiusto profitto con danno per la persona offesa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
Accertato in Leonforte tra il 06/11/2014 fino al mese di febbraio 2015.
CAMMARATA Natale, SCAMINACI Antonino
C) In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro, facendo parte lo SCAMINACI dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” con minacce dirette ai soci di una ditta che gestiva un impianto di calcestruzzi in Leonforte, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla predetta attività d’impresa se non si fossero assicurati la protezione dell’organizzazione mafiosa dagli stessi rappresentata, “mettendosi in regola” con la stessa, costringevano i predetti soci a corrispondere periodicamente somme di denaro allo stato non quantificabili, procurandosi così un ingiusto profitto con danno per l’impresa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
Accertato in Leonforte dal 21 aprile 2015 fino al 09 dicembre 2015.
OGLIALORO Salvatore
D) In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso con CUTRONA Salvatore, deceduto, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, con la minacce dirette al titolare di un esercizio commerciale, tipologia Bar, sito a Leonforte in Corso Umberto, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione mafiosa e dalla forza intimidatrice della stessa, di cagionare gravi nocumenti all’attività commerciale e ai beni del titolare se non si fosse “messo in regola” con l’organizzazione mafiosa dagli stessi rappresentata, mediante il pagamento mensile di una somma di danaro, costringevano l’esercente al pagamento mensile di una somma di danaro non meglio quantificabile, procurandosi così un ingiusto profitto con danno per la vittima.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività delle associazioni di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
Accertato in Leonforte fino a data anteriore e prossima all’aprile 2015.
OGLIALORO Salvatore, LAMBUSTA Antonino, LA FERRARA Angelo, TROVATO Alessandro
E) In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III n. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro e con CUTRONA Salvatore, deceduto, facendo parte i primi due e il CUTRONA dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, con la minaccia diretta al titolare di un’attività commerciale per la preparazione al conseguimento dei titoli abilitativi alla guida, individuando un locale in Leonforte e arredandolo allo scopo, nonché definendo le prassi amministrative necessarie – derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione mafiosa e dalla forza intimidatrice della stessa, di cagionare gravi nocumenti all’attività economica e alla persona del titolare, qualora avesse intrapreso la predetta attività commerciale a Leonforte, costringevano il gestore ad omettere l’apertura di una nuova “scuola guida” a Leonforte, assicurandosi così un ingiusto profitto consistito nella possibilità per l’autoscuola gestita da LA FERRARA Angelo, di operare senza alcuna concorrenza nel territorio di Leonforte, con danno per le vittime, consistito nelle spese già affrontate e nella mancata possibilità di esercitare l’attività commerciale di autoscuola a Leonforte.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività delle associazioni di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
Accertato in Leonforte tra i mesi di gennaio e marzo 2015.
I FATTI
L’operazione odierna costituisce il proseguimento ideale dell’operazione “OLD ONE”, che portò all’arresto di SEMINARA Salvatore il 12/07/2009, e dell’operazione “HOMO NOVUS” (20 settembre 2013), che portò all’arresto dei componenti di una neo costituita famiglia di Cosa Nostra a Leonforte facente capo a Fiorenza Giovanni.
In particolare il SEMINARA, tornato in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare – dopo una condanna in primo e secondo grado, e un annullamento con rinvio di quest’ultima sentenza da parte della Cassazione per motivazioni procedurali – il 18/07/2013, secondo quanto emerso dalle indagini, riprese il controllo sull’organizzazione mafiosa anche con riferimento alla provincia di Enna e “autorizzò” la costituzione a Leonforte della famiglia mafiosa di “cosa nostra” facente capo a FIORENZA Giovanni, che si recò dallo stesso per ricevere la predetta autorizzazione e le necessarie indicazioni in ordine all’organizzazione della famiglia con particolare riferimento al suo ambito operativo. A dire dello stesso FIORENZA, il SEMINARA gli affidò il territorio compreso da Leonforte sino ai limiti di Catenanuova (territorio quest’ultimo, all’epoca, sotto il controllo del “clan CAPPELLO” di Catania), pertanto comprensivo dell’importante area industriale di DITTAINO.
L’investitura del FIORENZA avvene alla presenza del CUTRONA Salvatore . A proposito di quest’ultimo le indagini svolte hanno evidenziato come lo stesso, dopo l’arresto del FIORENZA e di tutti i suoi affiliati con il provvedimento di fermo del settembre 2013, era diventato il gestore per conto di SEMINARA anche di tutta l’area Nord della provincia di Enna, comprensiva dei comuni di Leonforte, Agira, Nicosia, e aree limitrofe, fino alla sua uccisione avvenuta il 05/04/2015.
A fianco del CUTRONA, si delineavano i ruoli di alcuni soggetti più strettamente legati al territorio di riferimento (il CUTRONA non era residente in provincia di Enna, bensì a Raddusa). In particolare emergevano, da una parte la figura di FRASCONA’ Walter – nipote di CUTRONA Salvatore e stretto collaboratore di quest’ultimo; dall’altra, le figure di OGLIALORO Salvatore e ARCARIA Giuseppe per Leonforte, di SCAMINACI Antonino per Agira, che, successivamente all’uccisione di CUTRONA, presero il posto dello stesso rispondendo direttamente a SEMINARA Salvatore.
Il CUTRONA Salvatore, che era entrato in contrasto nel corso del 2014 con il SEMINARA e voleva anche affrancarsi dallo stesso, veniva ucciso nell’aprile 2015. Per il suo omicidio è stata tratto in arresto dalla DDA di Catania anche il SEMINARA. Dopo l’uccisione del CUTRONA, FRASCONA’ Walter, come si è detto strettamente legato allo zio, sembrava uscire di scena mentre la posizione degli altri indagati risultava rafforzata.
Per OGLIALORO nel corso delle indagini sono state registrate esplicite ammissioni, in ordine al loro ruolo nell’organizzazione mafiosa e alla sua posizione gerarchica, e discussioni relative alle dinamiche interne dell’organizzazione e alla posizione di altri associati, in particolare in momenti critici come quelli successivi all’uccisione del CUTRONA, quando egli non sapeva cosa il boss SEMINARA avesse in mente per loro; sono stati anche registrati il diretto coinvolgimento degli indagati nei reati fine dell’organizzazione, la progettazione di reati e la preoccupazione di mantenere un controllo sulla attività illecite poste in essere sul territorio
Fra l’altro, proprio la figura del boss SEMINARA ed il suo ruolo attuale nell’ambito di “cosa nostra” venivano esaltati da OGLIALORO Salvatore, che nutriva una profonda “devozione” nei suoi confronti, equiparandolo ai più noti boss mafiosi che hanno interessato le cronache giudiziarie degli ultimi decenni, meritevole persino del rispetto da parte di soggetti legati a gruppi avversi a cosa nostra, per via delle sue “qualità”.
Ancora, OGLIALORO Salvatore, si rammaricava del fatto che il SEMINARA Salvatore non avrebbe potuto presenziare alle nozze del figlio, a causa delle prescrizioni della misura della Sorveglianza Speciale di P.S. cui il boss era sottoposto, ma che comunque il SEMINARA avrebbe interceduto con il proprietario del ristorante, affinché praticasse, in occasione del banchetto nuziale, un prezzo di favore.
Tra le principali attività del sodalizio operante nella provincia ennese figurano i reati contro il patrimonio, ed in particolare le estorsioni.
Infatti, si appurava, di fatto, che le indebite richieste venivano puntualmente precedute dal compimento di danneggiamenti, incendi e/o furti ed atti intimidatori, alcuni dei quali concretizzatisi in danno di imprenditori, liberi professionisti, agricoltori e commercianti, al fine da indurli a rivolgersi ai referenti di zona per la relativa “messa a posto”.
I componenti del sodalizio intrattenevano rapporti, previa autorizzazione del SEMINARA, anche con esponenti di spicco di “cosa nostra” operanti nella provincia di Catania, in particolare con l’ergastolano GALLETTA Maurizio – all’epoca dei fatti sottoposto agli arresti domiciliari per presunte condizioni di salute precarie – ma in realtà del tutto “operativo”, secondo quanto emerso dalle attività di indagine svolte.
Gli arrestati, dopo gli adempimenti di rito, venivano collocati, rispettivamente, agli arresti domiciliari e presso diverse Case Circondariali dell’isola – al SEMINARA Salvatore il provvedimento veniva notificato nella Casa Circondariale ove lo stesso si trova recluso – come disposto dall’A.G. procedente, la Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Caltanissetta.
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