Mafia, ucciso per uno sgarro fatto a Messina Denaro: altri due arresti

Omicidio Lombardo, scena delitto

Salvatore Lombardo, l’uomo massacrato a copi di pistola il 21 maggio del 2009 davanti a un bar di Partanna (Trapani), fu ucciso perché aveva fatto uno sgarro al clan del boss latitante Matteo Messina Denaro.
E se gli esecutori materiali sono già stati arrestati e pure condannati e il presunto mandante è ancora sotto processo, oggi sono finiti in carcere altri due presunti complici del delitto.
Un’operazione congiunta tra Polizia e Carabinieri che “mai come in questa occasione – come dice il Procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, oggi alla sua prima uscita ufficiale – hanno dimostrato di sapere collaborare insieme e utilizzare le diverse fonti probatorie per un fatto di sangue”. “Anche questo risultato – dice ancora Guido – è frutto di un lavoro di Polizia e Carabinieri che dà un segnale di un nuovo percorso di indagini”.
Ecco il motivo per il quale accanto al magistrati sono seduti i vertici della Polizia giudiziaria di Palermo, dal Dirigente della Squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti a quello di Trapani, Fabrizio Mustaro, dal Comandante del Ros, tenente colonnello Lucio Arcidiacono al Comandante del Reparto operativo di Trapani, maggiore Antonio Merola fino al Comandante del Nucleo investigativo di Trapani, capitano Diego Berlingieri. Le indagini eseguite subito dopo l’omicidio di Lombardo avevano permesso di accertare che Lombardo era sottoposto all’obbligo di firma presso quel Comando alle ore 19 di determinati giorni, incombenza che aveva assolto anche quella sera per poi essere ucciso dopo essere tornato al noto bar di via XV Gennaio, dall’azione di fuoco di due sconosciuti.
Nell’immediatezza dell’omicidio furono acquisite le immagini riprese dalle videocamere di due esercizi commerciali, una gioielleria ed un fioraio, dislocati lungo il tragitto compiuto dalla vittima per andare e poi tornare dalla caserma dei Carabinieri. La visione delle immagini delle telecamere dei due esercizi commerciali aveva consentito di accertare come Lombardo, mentre si recava in caserma e mentre si allontanava, era stato seguito da vicino da a bordo di un’autovettura Volkswagen Polo di colore scuro, ed appurato successivamente compatibile con quella utilizzata dai killer dopo l’azione di fuoco. Ma l’attività investigativa esperita nei mesi a seguire non aveva consentito di individuare i responsabili dell’efferato delitto, né far luce sul suo movente ed il caso sembrava essere destinato a rimanere irrisolto. Poi la svolta a sorpresa.
Le recenti indagini, invece, condotte dalla l’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, nell’ambito della ricerca del latitante Matteo Messina Denaro hanno permesso di chiarire come Salvatore Lombardo fosse sospettato di essere l’autore del furto di un camion e di merce ai danni del supermercato Despar di Partanna “gestito, di fatto, da Giovanni Domenico Scimonelli e la sua uccisione rappresentava in sostanza una vendetta”. Le nuove indagini del Roni dei Carabinieri di Trapani e della Squadra Mobile di Trapani, con il supporto del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e del Ros, hanno permesso un’ulteriore e recente progressione investigativa che, attraverso servizi tecnici e l’escussione di numerosi testimoni, hanno permesso di individuare in Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi i presunti autori dell’omicidio Lombardo e in Giovanni Domenico Scimonelli il mandante.
“L’attento riascolto delle intercettazioni e la disamina del traffico cellulare dei protagonisti, consentiva di affermare, che vi erano stati più momenti in cui Nicolosi e Fogazza avevano avuto la possibilità d’incontrare Lombardo il giorno del suo omicidio – spiegano gli inquirenti – Si riusciva a collocare Scimonelli sulla scena del crimine, con particolare riferimento alle fasi immediatamente antecedenti il delitto quando, grazie a Rosario Scalia, teneva sotto controllo gli spostamenti della vittima accertandosi che tutto stesse proseguendo nei termini previsti. Le indagini inoltre, supportate anche dalle dichiarazioni pienamente riscontrate di Fogazza e Nicolosi, che nel frattempo hanno deciso di collaborare con la giustizia, hanno permesso di accertare anche la responsabilità di altri due correi: gli arrestati Genna e Scalia”.
Genna, secondo gli investigatori, avrebbe messo a disposizione di Nicolosi e Fogazza l’autovettura utilizzata per commettere l’omicidio e successivamente un’altra autovettura “per far sì che gli stessi potessero immediatamente far perdere le proprie tracce”. Scalia, per avere intrattenuto Lombardo “all’interno del bar, comunicando a Scimonelli, tramite sms, i movimenti della vittima”. Infatti, nel momento in cui il Lombardo aveva lasciato il bar per recarsi presso la locale Stazione Carabinieri, Scalia lo riferì a Scimonelli il quale a sua volta avvisava Nicolosi e Fogazza che avrebbero poi seguito e ucciso Lombardo al suo rientro presso il bar. Il gruppo d’investigatori dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, costituitosi allo scopo, “ha, dunque, analizzato sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ogni dettaglio delle indagini esperite all’epoca dell’accadimento, ricostruendo nella sua interezza l’esecuzione dell’omicidio in parola, la cui pianificazione, alla luce di quanto detto, avveniva sicuramente nel contesto mafioso riconducibile al mandamento di Castelvetrano”, dicono gli investigatori.

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