“In guerra per amore”, Pif e gli americani che legittimarono la mafia

 Con la sua ironia e il suo sguardo stralunato Pif nel secondo film da regista, “In guerra per amore”, evento di preapertura della Festa di Roma, nei cinema dal 27 ottobre, racconta il ruolo che gli americani ebbero nel legittimare la mafia.

Siamo nel 1943 e il presidente Roosevelt decise che per liberare l’Europa dai nazisti bisognava partire dalla Sicilia. Per favorire lo sbarco i vertici dell’esercito americano chiesero a Lucky Luciano di intercedere presso i suoi amici mafiosi rimasti in Sicilia e per ricompensarli per il loro aiuto il governo provvisorio affidò loro ruoli chiave nelle amministrazioni.

Nella sua commedia Pif interpreta un italoamericano che per chiedere la mano della ragazza di cui è innamorato, interpretata da Miriam Leone, si arruola nell’esercito e si fa letteralmente “catapultare” in Sicilia. “Raccontiamo una cosa che pochi sanno ed è un errore perché quegli avvenimenti hanno cambiato il destino del nostro Paese”, ha detto Pif ad askanews. “Se noi viviamo in un Paese con questa mafia qua, con questa situazione qua, in parte lo dobbiamo alle scelte fatte nel ’43”.

Quel passaggio della storia si è rivelato per Pif una miniera di personaggi e di racconti. “Secondo Camilleri il 90% dei soldati americani che sbarcarono in Sicilia erano di orgine siciliana, quindi succedeva che il nipote bombardasse la nonna, non per uccidere la nonna, ovviamente. – ha ironizzato Pif – Noi abbiamo accolto quelli che il giorno prima ci avevano bombardato. E’ una guerra, e la guerra è già incredibile di per sé, ma lì non si capiva più chi erano i buoni, chi erano i cattivi, con chi stavamo noi. Noi poi abbiamo un po’ cancellato, anche perché, secondo me, non vogliamo ammettere che eravamo dalla parte del torto: noi eravamo dalla parte di Hitler. I tedeschi hanno perso la guerra, gli italiani non s’è capito…”.

Pif ha dedicato il suo film a Ettore Scola. “Sarebbe stata la prima persona a cui lo avrei mostrato, ne abbiamo parlato mentre giravo, aveva intenzione di venire sul set. – ha confessato Pierfrancesco Diliberto – Non voglio passare per l’esperto di Scola perché l’ho conosciuto l’ultimo anno della sua vita, però quell’anno è stato come se valesse 20 anni”.