Agrigento: chiusa la terza edizione del Caffè letterario “sulla strada della legalità” (foto)

Foto finale di gruppo

Il poeta Enzo Argento ospite della serata

Il prof. Carmelo Capraro

Una lunga carrellata dal 1 luglio al 2 settembre 2016, con poco più di venti autori partecipanti.

Si è concluso l’altra sera la terza edizione del Caffè letterario “Sulla strada della legalità” promosso dalla Questura di Agrigento e dall’Associazione Emanuela Loi”. Scrittori poliziotti e  magistrati si sono avvicendati in questi tre anni con le loro opere letterarie provocando una full-immersion nei misteri di Stato, nella lotta alla criminalità organizzata e non sono stati da meno i numerosi giornalisti che con le loro inchieste  hanno aiutato a squarciare il velo del tempio.

Il vicequestore Peritore

La petessa Liliana Arrigo legge i suoi versi

Anche una bella frangia di poeti ha fatto corona ai dibattiti quasi a ingentilire una materia durissima che neanche i versi talora riuscivano a capovolgere.

Inevitabile quindi notare che parecchi libri  risultavano scritti con inchiostro normale  ed altri con inchiostro rosso sangue. Le intenzioni, per quello che si è appreso dalle dichiarazioni del vicequestore Giuseppe Peritore, presente alla serata finale, sono quelle di non demordere e di continuare una esperienza che da tre anni ha visto la Questura e il suo mondo  aprirsi al dialogo letterario con modalità che non è facile trovare altrove.

Secondo il calendario degli incontri, nell’ultima serata è toccato  a Fabio Fabiano, oggi poliziotto della “catturandi”, dialogare col pubblico che già da diversi anni segue e legge le  inchieste del  suo commissario Di Falco. Nel 1998 fonda e presiede l’associazione Emanuela Loi, che si occupa anche, in varie scuole, di precludere giovani alla mafia. Da oltre vent’anni dà voce alla sua terra, in Radio Vela. Con la rubrica Monitor in due tv private denuncia invece i disagi della propria Regione. Libri pubblicati: Il caso del morto per fortuna (2008), Cuore di Gesù (2009), 46909 serie dedicata all’Ispettore Di Falco (2010), Il frutto della corteccia (2013), Vittime di mafia (2015).

La poetessa Iacono Baldanza

L’ultima fatica letteraria che per lui fatica non è (anzi – ha dichiarato – divertimento e terapia per scaricare le tensioni) è “La foto dell’anima”. Titolo che potrebbe indurre il lettore a pensare alle americanate di film e dei presunti scienziati che  “fotografano” l’anima che esce dal corpo nel momento del trapasso. Nulla di tutto questo anche se il romanzo appare molto intricato.

Nuccio Mula, anche lui scrittore, poeta e critico d’arte agrigentino firma una eccellente prefazione  del complicato intrigo mentre il moderatore Enzo Alessi  dopo un breve dialogo con Fabiano ha voluto cedere la parola  al prof. Carmelo Capraro che dopo la sua laurea  ha partecipato ad un master in scienze forensi e criminologia, ritrovandosi idealmente contiguo con le opere di Fabiano.

L’approccio all’opera di Fabio Fabiano – precisa il prof. Capraro – è stato molto interessante, i suoi libri hanno qualcosa di diverso, io li ho sentiti come degli ibridi della letteratura gialla,  perché possiedono una flessibilità che comprende e racchiude nelle sue diverse forme, le tipologie del poliziesco, del noir, del thriller, quindi sarebbe molto riduttivo, definirli semplicemente dei gialli, dove si risolve o non si risolve un caso, noir dove le storie finiscono in delitto, thriller dove c’è la suspense.  E’ così che considero i suoi lavori ibridi, nel senso più positivo della parola.  Prendendo  in prestito un termine dalla biologia,  sono ancora più forti, perché viene sempre messo in evidenza l’elemento scientifico e tecnologico, che spesso si rivela fondamentale per la risoluzione del caso, come ad esempio nel libro “Il frutto della corteccia”, “ll caso del morto per fortuna”, ma anche per altri. Nell’opera di Fabio Fabiano avvertiamo anche una forte matrice autobiografica, la dicitura “ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale”, vale a metà, o forse meno, perché lui racconta la nostra terra, i nostri luoghi e sarà facile, non solo individuare, ma entrare nella storia raccontata, impersonarsi e cogliere fortemente le emozioni, i profumi e tutti gli altri valori semantici, più o meno comuni anche a noi.  Il libro di Fabio Fabiano, “Il frutto della corteccia” possiede le caratteristiche più importanti del giallo, ho voluto tratteggiare un excursus storico – antropologico di questa branca della letteratura, da Poe a Doyle, da Lombroso a Sciascia, fino ai maestri del giallo contemporaneo, per inserire la sua opera in un quadro generale, per veicolare attraverso il suo scritto, il messaggio, ciò che contiene indirettamente, l’attenzione che pone nell’analisi introspettiva dei personaggi, all’ambiente sociale. Nella lettura delle sue pagine – conclude Capraro – ho avvertito anche la necessità dello scrittore di fissare la sua realtà vissuta, come fa un comandante nel suo diario di bordo, quasi come un memoriale intimo, che si riflette attraverso lo specchio dei suoi personaggi; la finzione letteraria così diventa vera e propria lezione di vita, soprattutto siciliana, con il suo teatro e  le sue problematiche. Lo scrittore ci fa vedere con grande capacità descrittiva, una vita parallela, quasi nascosta, che tanti subiscono o affrontano, che comprendiamo meglio attraverso le sue parole”.  

Ospiti della serata i poeti Liliana Arrigo, Giuseppina Iacono Baldanza e Enzo Argento che hanno letto i loro versi.

Chiudendo la rassegna di quest’anno il vicequestore Giuseppe Peritore e il moderatore Enzo Alessi hanno voluto ringraziare gli aficionados del “Caffè”, la stampa, gli ospiti che si sono avvicendati e  in particolare Angelo Leone che ha curato in questi tre anni, in maniera inappuntabile, l’organizzazione degli eventi.

Testo e foto di Diego Romeo