Ci fu un tempo in cui a un boss di Cosa nostra locale veniva data la possibilità di portare l’ostensorio durante la processione del Corpus Domini.
Lo ha ricordato Enzo Alessi conduttore del caffè letterario “Sulla strada della legalità” citando la notizia tratta dal libro di un prete raffadalese, Don Cufaro.
Questo è altro è stato “dissotterrato” nel settimo incontro letterario proposto dalla
Questura di Agrigento e dall’Associazione “Emanuela Loi”. Certo, dopo simile notizia un po’ di raccapriccio ha percorso il pubblico che affollava la terrazza del caffè letterario e in definitiva è stato meglio così onde evitare le lacune (più o meno consapevoli) della memoria che, come dice Andrea Camilleri, si possono talora trasformare in “stragi della memoria”.
E questa settima puntata discorsivo-letteraria si è connotata nel rendere omaggio, per un doveroso recupero di memoria, al maresciallo Domenico Anghelone vittima di mafia nel lontano 27 novembre del 1944. Giuseppe Scopelliti funzionario di polizia in pensione si è incaricato di raccontare la storia di Anghelone, addirittura sconosciuto ai più e che, lo scorso 7 maggio è stato ricordato solennemente nella caserma che porta il suo nome, in via Crispi.
Se l’aureo libretto di Scopelliti è da collocare nello scaffale in bella evidenza non è da meno l’altro libro, presentato, come di consueto in tandem, scritto dal giornalista e avvocato Salvo Ognibene dal titolo oltremodo esplicito “L’eucaristia mafiosa”.
Un affondo senza troppi giri di parole che “percorrendo una linea di ricerca già segnata da due grandi studiosi, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, prende le mosse da cenni storici sul controverso rapporto Chiesa-Mafia, per poi approfondire alcune dinamiche come la presenza della criminalità nella gestione delle processioni religiose; i funerali in grande stile dei capi clan; la “tradizione” di tenere importanti riunioni nell’ambiente protetto dei luoghi sacri, profittando della odiosa analogia tra la ritualità mafiosa e quella religiosa”.
Se il moderatore Alessi aveva fornito all’inizio un assaggio di raccapriccio, il resoconto di Salvo Ognibene chiude il cerchio dell’infamia e apparecchia per l’uditorio-commensale una colazione poco consigliabile per palati delicati allorchè si chiede: ”Com’è possibile che proprio nelle quattro regioni più devote di Italia – Sicilia, Calabria, Puglia e Campania – siano nati questi fenomeni criminali così feroci? Le risposte sono tutte racchiuse nel libro di Ognibene che ha citato alcuni scritti e omelie del card. Montenegro e tutto il nuovo iter pastorale della Chiesa di Papa Bergoglio.
Risposte e riflessioni che lo scrittore ha raccolto negli incontri avuti con parroci e prelati che hanno evidenziato l’esigenza di “porsi continuamente domande. Occorre trasparenza assoluta e indicazioni ferme da offrire alle comunità parrocchiali e alle loro guide”.
Stavolta a presenziare l’incontro letterario oltre al vice questore Peritore c’era il direttore della Biblioteca Lucchesiana don Angelo Chillura che di questi aspetti pastorali è stato tra i più attenti e consapevoli. Ospite di eccellenza della serata il chitarrista Tom Sinatra che oltre ad esibire il suo virtuosismo, ha voluto portare al debutto una giovane cantante sconosciuta, Laura Moribondo. Da questa serata in poi non più sconosciuta e che gli applausi del pubblico presente hanno, per così dire, “consacrato”.
Prossimo appuntamento il 19 agosto con la presentazione di “La badante” dello scrittore e giornalista Matteo Collura.
Un romanzo dove con classicità manzoniana vengono affrontati i temi della vecchiaia come pochi scrittori al mondo sono riusciti a narrare.
Testo e foto di Diego Romeo