Firma falsa su fideiussioni e interessi usurari: istituto bancario condannato

Importante sentenza del Tribunale di Agrigento in materia di fideiussioni e di termine per far dichiarare l’inopponibilità della fideiussione in caso di firma apocrifa.

Il caso era quello di un fideiussore che non aveva disconosciuto per tempo la propria apparente sottoscrizione apposta al contratto di fideiussione che, per chi non è della materia, è quel contratto con cui un soggetto garantisce il debito di un altro. Il presunto debitore, assistito dagli  avvocati Accolla e Cappello, proponeva querela di falso impugnando il contratto di fideiussione per fare accertare che la firma ivi apposta fosse falsa. La banca naturalmente si opponeva insistendo per la bontà del documento e per altre ragioni squisitamente tecniche.

Si apriva una lunga diatriba, all’ esito della quale il Tribunale di Agrigento, facendo proprio l’impostazione data alla problematica dagli avvocati Accolla e Cappello, riconosceva l’ammissibilità del rimedio esperito. A seguito della perizia grafologica, quindi, si accertava la falsità di firma e la nullità della fideiussione. La Ctu contabile, poi, accettava l’esistenza di usura con la conseguenza che il decreto ingiuntivo veniva revocato, il fideiussore liberato e la Banca condannata alla refusione delle spese di lite.

“La sentenza in argomento” – dichiarano i legali – “squarcia un velo su un modus procedendi per lungo tempo invalso, per effetto del quale molti istituti, dopo aver allegramente e disinvoltamente gestito i rapporti di credito, al momento di agire procedevano alla “sistemazione delle carte” in maniera più o meno legittima,  e afferma un principio di sostanza, con l’ammissibilità della querela di falso pur in assenza del tempestivo disconoscimento del contratto prodotto dalla banca, ritenendo non sussistente preclusione alcuna. La questione, è bene evidenziarlo, non era nè semplice nè scontata, essendo molto dibattuta in dottrina e giurisprudenza. La lettura fornita da questa difesa della normativa di riferimento ha, però è per fortuna, convinto il tribunale e ha consentito di accertare la falsità e conseguente nullità del contratto. E la questione non è ancora finita perché adesso si procederà con l’azione di risarcimento del danno, avendo la banca, oltre che scientemente usato un contratto falso intrapreso azioni contro l’inesistente fideiussore inserendo il nominativo dello stesso tra i cattivi pagatori e ledendone immagine e riservatezza Sull’usura c’è ben poco da dire, se non che il controllo dei contratti è necessario e deve essere eseguito da soggetti competenti e non da avventurieri”.