Processo “Macalube” (morte Laura e Carmelo Mulone); chiesti 8 anni per l’assessore Fontana, 5 per Gucciardo e quasi 7 per Gendusa

E’ stata una requisitoria durissima quella appena terminata dal pubblico ministero Carlo Cinque nell’ambito del processo che riguarda quella che è stata ribattezzata la tragedia della Maccalube, avvenuta nel settembre 2014, in cui persero la vita i piccolissimi Laura e Carmelo Mulone, rispettivamente di 7 e 10 anni, durante una escursione per il compleanno di quest’ultimo.

Carmelo e Laura Mulone

Il pubblico ministero – dopo aver sciorinato il suo atto d’accusa – ha richiesto pesanti condanne: 8 anni per Domenico Fontana, all’epoca dei fatti presidente di Legambiente e attuale assessore all’ambiente del Comune di Agrigento; 6 anni e 8 mesi per Francesco Gendusa, funzionario regionale responsabile delle aree protette; 5 anni per Daniele Gucciardo, operatore della riserva, che beneficia di tutte le attenuanti del caso perché quel 27 settembre 2014 fu uno dei primi a buttarsi nel fango e tentare di salvare i due bambini.

Per il sostituto procuratore Cinque emerge una palese responsabilità ed inadeguatezza di Legambiente nel gestire il sito naturale. Non sarebbero state prese tutte le precauzioni del caso né fatta presente la situazione di possibile pericolo intorno alle Maccalube. Ed è proprio quello che è successo il 27 settembre 2014 quando – in occasione del compleanno di uno dei due figli durante una escursione alle Maccalube – Rosario Mulone, padre e carabiniere in servizio a Cattolica Eraclea, vide sprofondare i suoi  piccoli inghiottiti da una marea di fango e terra. Per Laura ci fu un tentativo disperato di rianimazione mentre il corpo del piccolo Carmelo, che festeggiava il suo compleanno, fu ritrovato soltanto dopo ore di scavi in mezzo al fango.

 

Il pm ha affermato che “Legambienre era consapevole di essere inadeguata a gestire il sito e palesi sono le responsabilità di Fontana e Gucciardo dato che emerge la scarsa capacità di gestione e competenza sul fenomeno e sulla riserva, riaperta nel agosto 2014, un mese prima della tragedia. Gucciardo e Fontana – aggiunge il pm – quando erano in difficoltà chiedevano pareri (anche durante le ferie in Germania ) a Marco Interlandi, ex direttore della riserva he è un geologo a differenza di Fontana che è architetto Particolare interessante è anche che Fontana nel 2010 si è fatto un contratto praticamente da solo dove era allo stesso momento sia dipendente che datore di lavoro. Anche Claudia Casa (altra dipendente di Macalube e non imputata, ndr) che è stata teste ammette l’inadeguatezza di Legambiente a gestire il sito”.

“Pesanti responsabilità anche della Regione e in particolare del dirigente Gendusa – afferma il Pm Cinque – che aveva il compito di controllare e verificare le relazioni inviate (sempre in ritardo) da Legambiente ogni anno. Doveva studiare il fenomeno, doveva verificare le spese di Legambiente e che queste erano coerenti; Poteva chiedere approfondimenti ed effettuare sopralluoghi, come fatto invece dal suo predecessore Panzica. Invece, di tutto questo Gendusa non ha fatto nulla pur essendo pienamente consapevole della pericolosità dell’area. Si limitava solamente a fare il riassuntino delle relazioni di Legambiente”.

“Sostanzialmente l’area di Macalube era pericolosa ed è rimasta sempre così: nessun monitoraggio, nessun camminamento (sempre se si possano fare), rilevatori di sicurezza. La difesa si Gendusa aveva provato a far emergere responsabilità del comune di Aragona attraverso la Protezione civile ma i due sindaci, durante il dibattimento, hanno confermato che Legambiente non aveva avvisato alcunché. Gucciardo è imputato in questo processo anche se la sua posizione è subordinata a Fontana perché gestisce il rischio del ribaltamento andando ogni giorno alle Macalube. Gucciardo il classico caso di colpa per assunzione cioè svolge funzioni che non può svolgere e avrebbe dovuto astenersi dalla condotta di supervisione del fenomeno perché non è un geologo e non può capire tecnicamente i rischi. Colpe gravissime da parte di tutti gli imputati anche se ritengo non doloso il capo di imputazione perché non c’è la prova che sapessero della pericolosità”.

Le accuse rivolte ai tre imputati sono le seguenti: “perché, cooperando colposamente tra loro ciascuno consapevole della condotta negligente ed imperita dell’altro, cagionavano la morte di Carmelo e Laura Mulone causata dal ribaltamento della collina dei vulcanelli all’interno della zona A della riserva naturale integrale delle Macalube di Aragona concessa in gestione all’associazione Legambiente.

Dopo un anno e mezzo di dibattimento, dunque, il processo volge verso la conclusione: i genitori dei piccoli, papà Rosario e mamma Giovanna, chiedono ad alta voce che sia fatta giustizia.